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Più entrate e meno tasse ai poveri

Non c'è da meravigliarsi perciò se la maggior parte degli italiani si è dichiarata favorevole a indagini come quella compiuta a Capodanno dall'Agenzia delle Entrate a Cortina d'Ampezzo. Cortina non va criminalizzata come luogo specifico: i possessori di auto potenti che denunciano redditi da sussistenza scoperti nella «perla delle Dolomiti» sono una goccia nel mare dei 188.171 italiani che possiedono macchine da 185 kw in su e denunciano ventimila euro lordi all'anno, 1200 euro al mese. E ce ne sono altri 217.000 più generosi con la stessa passione motoristica di alto livello: dicono di guadagnare dai 1200 ai 2800 euro al mese, cioè dovrebbero devolvere all'acquisto dell'auto dai tre ai sette anni del loro stipendio.



In realtà, l'Agenzia delle Entrate ha voluto dare una dimostrazione «dal vivo» di quello che ogni giorno può controllare su ciascuno di noi con i suoi cervelloni elettronici. La caduta dell'ultima barriera del segreto bancario consente al fisco di monitorare anche i movimenti più banali. Un mio collega doveva mandare, attraverso una figlia di passaggio in Italia, duemila euro di liquidazione alla badante della madre che era tornata in un paese sperduto della Romania. Quando è andato a ritirarli, l'impiegato gli ha detto che l'operazione - comunque compiuta - sarebbe stata segnalata al fisco.



Hanno ragione gli amministratori del Nord quando sostengono che se la stessa severità di Cortina fosse applicata a certe aree del Mezzogiorno ne vedremmo delle belle. Ma qui scatta un altro dramma italiano: il sociologo dell'economia Luca Ricolfi ha calcolato che - se quello che definisce «Stato rapace e intimidatorio» calcasse la mano su molte aree del Sud dove le violazioni di ogni genere sono dilaganti - si metterebbero a rischio due milioni di posti di lavoro retribuiti con salari irregolari. Questo purtroppo è vero, ma con la gradualità e il buonsenso dettati da una situazione esplosiva, non si può accettare il principio che debbano esistere per sempre due Italie dinanzi ai doveri nei confronti dello Stato. È probabile - e comunque fortemente auspicabile - che questi controlli (o il timore di incapparci) portino a un vistoso incremento delle entrate dello Stato.


Il governo Monti ha fatto molto bene a non contabilizzare preventivamente i risultati presunti di questa campagna a copertura parziale della manovra. Ma a un certo punto dei soldi in più arriveranno e non saranno pochi se prima di questa stretta gli ultimi risultati ottenuti sotto il governo Berlusconi parlano di 23 miliardi di euro recuperati in un anno tra imposte dirette, Iva e contributi non versati. Stiamo attenti tuttavia a che non si verifichi un amaro paradosso. Se gli evasori hanno speso per il loro tenore di vita più di quanto sarebbe stato consentito dalle loro immoralissime denunce dei redditi, si può presumere che quando cominceranno a pagare davvero le tasse i loro consumi si restringeranno. I nostri consumi interni, che già sono i più bassi da molti anni in qua, tenderanno perciò a ridursi ulteriormente. E questo non è un bene.



Per evitare che l'adempimento di un dovere non peggiori la recessione in atto, il governo farebbe bene a non incamerare passivamente nei gorghi inaccessibili del bilancio pubblico le nuove, inattese entrate, ma a comunicarne sia l'importo che la destinazione. Quando alcuni immobili confiscati ai mafiosi sono diventati sedi di attività sociali significative, i cittadini hanno potuto toccare con mano i risultati benefici dell'azione di polizia e magistratura, oltre a quello di vedere in carcere tanti pericolosi delinquenti. La pressione fiscale sull'economia regolare italiana, ricorda Ricolfi, è ormai del sessanta per cento: la più alta del mondo. La manovra di Monti ha avuto nella sua prima fase connotati quasi esclusivamente fiscali il cui peso si comincerà ad avvertire fin dai prossimi giorni. Se i miliardi ricavati dalle mille «operazioni Cortina» fossero redistribuiti almeno a beneficio delle fasce più deboli della popolazione, il consenso per tanta durezza (talvolta eccessiva e perciò discutibile) crescerebbe sensibilmente e non avrebbe un sapore semplicemente etico.

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