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I costi della politica e l'imbarazzo dei parlamentari

Come era prevedibile, invece di un bagno di umiltà, da parte dei nostri parlamentari si è scatenata una rovente polemica nei confronti dei professori della Commissione Giovannini, "colpevole" di aver rivelato o meglio confermato che i deputati e senatori italiani guadagnano, con 16 mila euro lordi mensili, più di tutti i colleghi europei. Smentite, commenti sprezzanti e ironia non propria di stile inglese hanno caratterizzato i velenosi commenti dei nostri "rappresentanti del popolo", che evidentemente ignorano che la stragrande maggioranza delle retribuzioni dei poveri cittadini normali si aggira mediamente attorno a 1000-1300 euro, per un lavoro sicuramente più "pesante" di quello dei nostri parlamentari. Sorvoliamo su un "commovente" commento di qualche tempo fa, dell'on. Rosy Bindi, secondo cui i parlamentari italiani sono i più poveri degli altri colleghi europei. Sorvoliamo, anche perché, come ha affermato più di un deputato, non intendiamo farci accumunare con coloro che perseguono "disegni demagogici e fascistoidi anticasta". Quando non si hanno argomenti e si devono difendere i propri interessi economici ci si attacca a tutto,anche alle offese. È più credibile l'on.Francesco Storace, quando afferma: «Noi sappiamo che in Italia i parlamentari sono nominati e non eletti, guadagnano troppo e non fanno niente di utile per la collettività limitandosi a dire di sì, obbligatoriamente al governo delle banche e delle tasse. Proporremo di pagarli 5 mila euro e se li facciano bastare». Ma quella di Storace è una voce fuori dal coro, persino più "forte" della linea dell'Italia dei valori, che pure si è sempre caratterizzato come un partito attivamente impegnato sul fronte della moralizzazione e della riduzione dei costi della politica. Non possiamo non notare la disattenzione (e il silenzio) del Pd, un tempo particolarmente impegnato sul contenimento dei costi delle istituzioni e della stessa Lega Nord. È curioso che di fronte al dossier Giovannini quasi tutti i partiti si siano chiusi a riccio nella difesa delle proprie prerogative e privilegi, persino di fronte ai dati, incontrovertibili, resi pubblici. Anche le presidenze presidenze di Senato e Camera non hanno dimostrato di gradire i risultati della Commissione. Credo che i professori (statistici e costituzionalisti) vadano rispettati, per il rigoroso lavoro, non ancora ultimato, che stanno compiendo, a titolo gratuito, da quattro mesi, scontando le forti resistenze, per non dire i boicottaggi, delle amministrazioni pubbliche. Qualcosa di simile lo ha vissuto Renato Brunetta, quando come ministro della P.a, decise di censire le auto blu. Non riuscì a portare a termine quel compito, che appariva semplice, perché il 45% delle amministrazioni pubbliche si rifiutò di rispondere ai questionari proposti. Una fatica di Sisifo che ora si replica con Giovannini. La polemica di questi giorni ha riproposto però uno dei tanti scandali dei costi pubblici: quello dei collaboratori, un tempo chiamati "portaborse". Guadagnano mediamente 4000 euro al mese, ma meno di un terzo ha un contratto regolare. Per il resto i compensi sono in nero o addirittura intascati (esentasse) direttamente dai deputati e senatori. È questa un'anomalia tipicamente italiana che ora i presidenti dei due rami del parlamento si propongono di eliminare. Speriamo prima del termine della legislatura.

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