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Senza stipendio e pensione: poste, beffa per 1.600 dipendenti

In Sicilia alcuni hanno firmato un accordo per l'esodo incentivato, altri hanno lasciato il posto al figlio. Ma ora la legge è cambiata ed è caos

PALERMO. «Sono pensionato o no? E mio figlio al quale ho già lasciato il posto, che deve fare: tornare a casa oppure io resterò senza pensione?». L’effetto Monti scompiglia anche le Poste italiane, i suoi contratti privati e gli accordi con i lavoratori. Ci sono in Italia circa cinquemila famiglie in bilico e in Sicilia sono almeno 1.600: famiglie di dipendenti che già nel 2011 hanno firmato con le Poste un accordo per l’esodo incentivato (sono circa 900) e circa 700 che hanno aderito al ”progetto svincolo“, e cioè entra mio figlio e io vado in pensione. Oggi il figlio è entrato e il padre è rimasto a casa, ma senza pensione. E ieri a Caltanissetta - primo giorno della rivoluzione delle quiescenze - 15 ex dipendenti delle Poste di cui 8 portalettere, tutti firmatari di esodi incentivati e di svincoli a favore dei figli, hanno clamorosamente chiesto di tornare al lavoro. Ore otto di un lunedì qualsiasi, come se tutto fosse come prima. I quindici pentiti delle Poste sono stati fermati sulla porta, sono volate proteste, è arrivata la polizia. Qualche protesta c’è stata pure ad Enna, nessuno si è mosso ad Agrigento, Catania e nelle altre province. A Trapani sono una settantina le famiglie coinvolte. Dalla direzione regionale di Poste italiane nessun comunicato nè dichiarazioni ufficiali, massima precauzione intorno alla bomba innescata dal decreto Monti. Da via Ausonia fanno sapere che solo a Caltanissetta si sono evidenziate le proteste per un problema che ai vertici di Poste italiane è noto da tempo e che sarà affrontato in sede nazionale. Si parla di avvocati di Caltanissetta che, per eccesso di zelo professionale, avrebbero consigliato la pubblica mossa dei pensionati che vogliono fare marcia indietro. Il problema è noto fra i sindacati nazionali e regionali, i vertici di Cgil, Cisl, Uil e Confsal hanno già chiesto a Roma l’apertura di un tavolo di trattative per risolvere l’anomalia. Per i dirigenti della Uil Sicilia, Giuseppe Arancio e Carmelo Di Bernardo, «non c’è altra alternativa: l’unica strada praticabile è un emendamento al decreto Monti che possa mettere in salvaguardia i lavoratori colti di sorpresa dalle nuove norme, almeno coloro che hanno siglato con le Poste l’accordo per gli esodi incentivati». E per coloro che hanno già ceduto il loro posto al figlio e restano di fatto in un vicolo cieco, senza lavoro e senza pensione? Per il sindacato c’è solo da sperare nella stessa azienda Poste italiane: «Si faccia carico di un nuovo peso economico per sostenere fino all’età pensionabile gli ex dipendenti padri di dipendenti ormai acquisiti». E si parla di miliardi. Tutti con la richiesta urgente di una soluzione. Per la direzione regionale della Poste siciliane il problema sarebbe molto limitato, «la protesta si è verificata in un solo caso a Caltanissetta - dicono da via Ausonia - non ci sono state pressioni per il reintegro in nessuna altra sede della Sicilia. Nel suo complesso il problema è materia di relazioni industriali che saranno affrontate nelle sedi opportune». Appuntamento a Roma, intorno al tavolo per i cinquemila spiazzati delle Poste.

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