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La Regione pronta a impugnare il bilancio dello Stato

E' l'ultimo atto di un braccio di ferro iniziato col governo Berlusconi e non interrotto nel nuovo corso di Monti. L’assessore all’Economia, Gaetano Armao, annuncia la mossa che tradisce tutte le difficoltà di mettere a punto una manovra regionale che da qui ad aprile vedrà la giunta impegnata a individuare tagli per un miliardo e 400 milioni

PALERMO. La Regione è pronta a impugnare il bilancio dello Stato. Ultimo atto di un braccio di ferro iniziato col governo Berlusconi e non interrotto nel nuovo corso di Monti. L’assessore all’Economia, Gaetano Armao, annuncia la mossa che tradisce tutte le difficoltà di mettere a punto una manovra regionale che da qui ad aprile vedrà la giunta impegnata a individuare tagli per un miliardo e 400 milioni. Senza una collaborazione dello Stato, è il senso dell’appello di Armao, varare la Finanziaria all’Ars quest’anno è davvero impossibile.



L’ultimo ricorso contro lo Stato punterà contro la previsione di un aumento della spesa a carico della Regione per finanziare la sanità siciliana. Lo Stato prevede di aumentare dal 42 al 49% la quota che pesa sulla Regione: significa un buco da 600 milioni nel bilancio siciliano: «Per questo - ha anticipato Armao - ho già proposto alla giunta di impugnare il bilancio dello Stato».
In realtà sono già pendenti ben 13 ricorsi davanti alla Corte costituzionale per altrettante misure statali che secondo Palazzo d’Orleans penalizzano oltremodo la Sicilia. E, precisa Armao, sono pendenti anche tre giudizi davanti alla magistratura ordinaria per il ritardo nell’erogazione dei Fas e nel trasferimento dei beni del demanio.



Nei giorni scorsi il presidente Lombardo ha incontrato il sottosegretario Catricalà ma risposte agli appelli della Regione per ora non ce ne sono. E così ieri, all’indomani del rinvio del bilancio ad aprile, Armao ha tracciato la road map: «Per effetto delle manovre nazionali dovremo varare un bilancio che ha tagli per 1 miliardo e 353 milioni. Le misure imposte dallo Stato sono insostenibili». L’unica soluzione, per Armao, è l’applicazione del federalismo fiscale che, pur prevedendo nuove funzioni a carico della Regione, dovrebbe individuare le risorse per farvi fronte e permettere autonomia finanziaria. La Regione ha chiesto a Roma il trasferimento delle accise sui prodotti petroliferi riscosse in Sicilia: è una partita che vale alcuni miliardi. Ma anche su questo fronte è in corso un braccio di ferro. Armao lo descrive così: «Siamo rimasti l’unica Regione a non aver completato l’accordo con lo Stato per l’attuazione del federalismo fiscale. Noi avevamo inviato la nostra piattaforma al governo nazionale nel dicembre 2010. Lo Stato ci ha risposto solo nel settembre scorso ma ancora oggi l’accordo non c’è».



In quest’ottica la Regione sta provando a mettere in campo un’operazione verità sui conti pubblici. L’obiettivo è politico: «Va respinta l’idea - spiega il Ragioniere generale Enzo Emanuele - che siamo la terra degli sprechi. Qui da tempo si è iniziato a tagliare gli sprechi e i nostri conti probabilmente sono migliori di quelli dello Stato». Secondo Armao «la spesa corrente della Regione è retrocessa al livello più basso mai toccato dal 2001 quando era di 15 miliardi e 552 milioni. Oggi si ferma a 15,229. Dal 2008, anno di insediamento del governo Lombardo, si è scesi da 19,996 miliardi agli attuali 15,229 con una riduzione quasi 5 miliardi».
Nella tradizionale conferenza stampa di fine anno, assente Lombardo, Armao sciorina questi dati con l’intero staff: il dirigente delle Finanze Salvo Taormina e il dirigente della Programmazione Felice Bonanno. «Anche per quanto riguarda i fondi europei - è l’ultima nota dell’assessore - siamo riusciti a non perdere neppure un euro». Basterà a convincere lo Stato a dare una mano in vista dell’approvazione del bilancio?

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