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Monti torna a Roma: adesso la fase della crescita

Per il premier primi appuntamenti dopo il Natale, ma con il fiato sul collo dei sindacati. Napolitano: con la coesione il Paese uscirà dal tunnel

ROMA. La "fase due", per il premier Mario Monti, inizia già oggi: il rientro a Roma dopo il Natale in famiglia a Milano, i primi appuntamenti in agenda (un incontro nel pomeriggio con il leader Mpa Raffaele Lombardo, la conferenza stampa di fine anno fissata il 29), i ministri allertati per un Consiglio dei ministri straordinario il 28 in vista delle misure sulla crescita. Con il fiato sul collo dei sindacati che, in questi giorni di festa, fanno sapere che al momento vedono "solo annunci". E che, considerando tutt'altro che chiusa la "fase uno", insistono per modifiche sulle pensioni e patrimoniale e intimano a Monti di essere consultati, perché, avverte Susanna Camusso, "se il governo pensa di andare diritto
lungo la sua strada, troverà ostacoli contro cui andrà a sbattere".
Monti, si sa, non ama parlare di "fase 2". Il premier considera liberalizzazioni, lavoro ed ammortizzatori come riforme già 'seminate' nel decreto 'Salva Italia'. Ma si farà robusto il lavoro della sua squadra per dare, da qui ai prossimi mesi, concreti segni di rilancio, con singole azioni dei diversi ministeri mese dopo mese. E fino alla fine della legislatura.
Sempre che lo consentano quei partiti che - lo ha ricordato lo stesso premier nel giorno della approvazione della manovra in Senato - nei colloqui privati mostrano grande appoggio e incoraggiamento e in pubblico piantano paletti e pongono veti.
Lo fa ancora Silvio Berlusconi, ex premier e leader del Pdl, che punzecchia Monti: "Fino all'estate scorsa i conti erano in ordine, tagliando le spese invece di aumentare le imposte. Ora le nuove tasse rischiano di compromettere i consumi e portare l'economia in recessione". E lo ha fatto nei giorni scorsi il leader del Pd Pierluigi Bersani, insistendo per una correzione della riforma previdenziale. Il Terzo Polo, con Pier Ferdinando Casini, sprona invece il governo alla "fase 2". "Ora Monti è di fronte alla sfida più grande - dice il leader Udc - politiche europee, liberalizzazioni, crescita. Spero che tutti pensino all'interesse del Paese e poi ai propri legittimi, ma molto secondari, interessi di partito".  
A fronte delle resistenze di alcune forze politiche, il Quirinale sprona. "Usando l'arma vincente della coesione sociale e nazionale - dice Giorgio Napolitano in un colloquio con il Corriere della Sera alla vigilia di Natale - l'Italia ce la farà ad uscire dal tunnel della crisi". E per il Capo dello Stato, che insiste in ogni occasione sul tasto della concordia per superare le secche della crisi, le celebrazioni dell'Unità d'Italia sono state importanti per ritrovare l'orgoglio nazionale.
Anche il presidente del Senato Renato Schifani, mostra ottimismo: "E' un momento difficile e occorre non abbandonare la speranza e la solidarietà - dice oggi -. Solo un paese unito nella comprensione e nel dialogo può superare questi momenti". Allo stesso modo Schifani aveva rincuorato i soldati italiani raggiunti il 24 dicembre per gli auguri nella 'blu zone' tra Libano ed Israele: "Sono fiducioso, ce la faremo, la nostra credibilità non è mai venuta meno. L'Italia come in passato anche questa volta ce la farà".
Per Monti, perciò, il percorso resta non privo di ostacoli. "E' corretto lasciare al governo il tempo di operare - torna a pungolarlo il coordinatore del Pdl Ignazio La Russa - ma passato il periodo di luna di miele dovrà guadagnarsi quel certificato di sopravvivenza che gli stiamo assicurando. Le liberalizzazioni, per esempio, pretendiamo che siano
liberalizzazioni vere". Anche l'Idv, con Antonio Di Pietro,  chiede di tornare al voto "prima sui referendum, poi per scegliere un nuovo governo, perché tanto la manovra non funziona".

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