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Il “talent album” di Mario Biondi

“Due” è l’ultimo progetto dell’artista catanese, in cima alle classifiche. Il cantante duetta con altri giovani tra cui il fratello Stevie

MILANO. Il suo eclettismo musicale ritorna in un nuovo successo. E la sua inimitabile voce duetta con esperienze di talento. È il catanese Mario Biondi, vincitore di 9 dischi di platino e che a un anno di distanza dal suo ultimo successo, torna con Due, ultimo progetto che svetta in cima a tutte le classifiche. Disco pioneristico nel suo genere, considerato il primo “talent album” della storiografia italiana. Produttore e insieme artista, dà spazio ai “giovani” e si pone come il loro trampolino di lancio. La sua inconfondibile voce si mischia a quella dei suoi più fidati compagni come Sagi Rei, Samantha Iorio, Andrea “Satomi” Bertorelli, Luca Florian, Wendy Lewis, ma anche con delle new entry, tra cui il fratello Stevie Biondi. Venti artisti di talento provenienti dalla scena soul e jazz italiana e internazionale per altrettanti canzoni, 13 inediti composti dagli stessi artisti e 7 cover, in cui il crooner spazia tra soul, jazz, influenze r&b e lounge, fino a toccare sonorità bossanova vicine al brazilian sound. Ricco il booklet, dove c’è un omaggio alla Sicilia: alcune foto raffigurano Lampedusa. E tornerà il prossimo 22 dicembre nella sua città natale per un concerto di solidarietà alle popolazioni alluvionate di Messina. Sarà poi nuovamente a Catania il prossimo 27 marzo al Metropolitan.




È stato definito il primo talent album della storia della musica. Com’è nato questo progetto?
“Ho chiamato i miei amici, quelli che apprezzo di più e li ho invitati a fare un disco con me. È chance che ho dato a loro, ma anche a me. La contaminazione la ritengo fondamentale. È stato molto impegnativo, ho registrato le tracce anche di notte, rubando tempo alla mia vita e alla mia famiglia. Ma sono contento”.

Un cambio di “sound”?
“In questo doppio album, nonostante ci sia molto di mio, ho voluto dare molto spazio agli artisti con cui collaboro. Non sono veramente autore, a differenza di If. Mi sono divertito a fare riff o piccoli arrangiamenti. Non volevo ricavare dal mio qualcosa per loro, ma dal loro qualcosa per me”.

Hai trovato difficoltà nell’arrangiare? “No. Sono talmente tanto bravi che la maggior parte del lavoro è stato fatto da loro. Ed è tutto suonato dal vivo. Le tracce non hanno sovra incisione e sono state registrate durante le date dei miei concerti. Tutto molto live”.

C’è anche una canzone con tuo fratello Stevie. Hai contagiato la famiglia? “Mi ha stupito tantissimo. L’ho sentito cantare Battisti in una piazzetta a Viareggio ed è stato una vera scoperta. Qui canta More than you could ever know, scritta da Andea “Satomi” Bertorelli, con le sonorità attualissime dell’acid-jazz che ricordano lo stile inconfondibile degli Incognito di “Still a friend of mine”. Ancora deve mangiare pane e cipolla. Ma credo nel suo talento”.

Finale in “dissolvenza” comica?  
“Sì, il disco si chiude all’insegna dell’autoironia. Duetto infatti con Fabrizio Casalino, mio imitatore che qui è anche autore del brano”.

E sulle polemiche con il “talent scout” Morgan?“Forse è stata anche colpa mia: in maniera confidenziale avevo detto che alcuni televisivi non potrebbero parlare di intonazione. Ma io non avevo intenzione di offendere nessuno. E non era rivolto in tono polemico. Mi spiace che Morgan abbia reagito così”.

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