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Manovra, tra fiducia e tensioni

Prima dura prova per l'esecutivo dei professori e per il nuovo assetto politico italiano. Ecco la posizione dei partiti

ROMA. La fiducia sulla manovra, quella che come ammette lo stesso premier arrecherà "disagi seri agli italiani", segnerà la prima dura prova per l'esecutivo dei professori e per il nuovo assetto politico italiano. Se da un lato il voto al provvedimento rappresenta la consacrazione della maggioranza a tre, Pdl-Pd-Terzo Polo, a sostegno del governo, dall'altro sta mettendo a dura prova la convinzione con la quale gli stessi partiti sostengono l'esecutivo in carica.  
E, di fronte ad una manovra che rischia di finire ostaggio di facili critiche, hanno buon gioco i partiti che si chiamano all'opposizione. Dalla Lega, che con nuove bagarre in Aula fa mostra di un rinnovato spirito barricadero, all'Italia dei Valori che dopo "una decisione sofferta ma obbligata" decide che non voterà la fiducia. Il Professore però avverte: "Non voglio spaventare troppo gli italiani, ma senza questa manovra" spiega "l'alternativa non sarebbe la vita senza sacrifici ma la vita con sacrifici molto più gravi". Non solo. Ai partiti, e ai deputati della maggioranza che lo sostiene ma che mugugna, tra l'altro, per la marcia indietro sulle liberalizzazioni, annuncia: "le resistenze che si incontrano non sono una novità. E vengono superate non al primo colpo ma con una determinazione tenace".
Una rassicurazione che avrà avuto anche Giorgio Napolitano, che alla vigilia del voto di fiducia alla Camera ha voluto incontrare il Premier per avere una serie di chiarimenti. Se timidezza c'é stata, si ragiona in ambienti parlamentari della maggioranza, il Capo dello Stato vuole capirne le ragioni, anche perché le ultimissime decisioni del governo hanno già determinato un irrigidimento dei partiti che lo sostengono. "Monti è disperato, ha fatto marcia indietro su tutto" e potrebbe "non arrivare al 2013" attacca Silvio Berlusconi che però assicura: la fiducia alla manovra la voterà ma solo perché "é il male minore".
Malumori serpeggiano anche nel Pd dove, al contrario del Pdl, tocca al segretario riportare alla calma sterilizzando possibili defezioni con un impegno in prima persona."Quello che il Pd non ha ottenuto fin qui, lo otterrà in futuro. L'importante è che stiamo tutti assieme" è la parola di Bersani che assicura i deputati Pd soprattutto sulla difesa dei lavoratori precoci."E' un punto su cui non molleremo mai" promette il segretario Pd.
 Anche il Terzo Polo soffre. L'Udc dopo aver salutato con soddisfazione gli sconti per i figli a carico sull'Imu, tace. Il leader centrista, Pier Ferdinando Casini, se la prende con la Lega che "sbraita" in Parlamento nonostante sia tra i responsabili della recessione in atto. Ma L'Udc, assieme a Fli e all'Api deposita un ordine del giorno per chiedere al governo una legge vera sulla concorrenza entro un mese. Fli, sopratutto, fatica a tenersi e chiede che le liberalizzazioni siano fatte senza "deroghe ed eccezioni".   
Nella 'maggioranza' viene invece meno il sostengo dell'Idv. Al termine di un' infuocata assemblea dei gruppi parlamentari dipietristi, Italia dei Valori ha avallato l'indicazione del leader Antonio Di Pietro per un No a fiducia e manovra. Lo stesso faranno i deputati di Noi Sud mentre il gruppo degli ex-responsabili, quello di Popolo e Territorio dovrebbe votare sì alla fiducia ma no al provvedimento, per sottolineare la contrarietà sui contenuti della manovra. Ma altre defezioni, assenze ed astensioni potrebbero profilarsi anche tra gli altri deputati, considerata l'ampia maggioranza su cui può contare il governo. Il quale, di certo, incasserà il No della Lega che non ha mancato di manifestare in modo sguaiato il suo No alla manovra. Dopo la bagarre di ieri al Senato e dopo la maratona oratoria nella notte in Commissione, il Carroccio ha prima continuato a praticare ostruzionismo con interventi a raffica e poi inscenato proteste con cartelli, urla, insulti e contestazioni dirette al ministro Giarda. La tensione sale al punto di costringere il presidente della Camera ad espellere due deputati leghisti mentre un'altro gli dà del "cialtrone". Ma il governo tiene la barra. Il ministro Giarda commenta: "non è una cosa divertente". Il Premier ripete: "Ci sono cose che non devono farmi alcun effetto".

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