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Mafia di San Lorenzo, in 34 rinviati a giudizio

Alla sbarra boss e gregari accusati di mafia, traffico di droga ed estorsione nell'ambito del processo Addiopizzo 5. Coinvolti, tra gli altri, i capimafia Sandro e Salvatore Lo Piccolo

PALERMO. Il gup di Palermo Lorenzo Matassa ha rinviato a giudizio 34 tra boss e gregari accusati a vario titolo di mafia, traffico di droga ed estorsione nell'ambito del processo denominato Addiopizzo 5. Il processo che vede alla sbarra, tra gli altri, i capimafia Sandro e Salvatore Lo Piccolo, comincerà il 7 febbraio. Altri 25 imputati, la scorsa udienza, avevano chiesto di essere processati in abbreviato - alcune istanze erano condizionate - e sette di patteggiare la pena. Gli abbreviati verranno discussi tra il 16 e il 20 gennaio; mentre l'udienza del patteggiamento é stata fissata al 2 dicembre.
Il processo, istruito dai pm Anna Picozzi, Lia Sava e Marcello Viola, nasce da un'indagine che l'anno scorso portò all'arresto di 62 tra boss e gregari del clan mafioso dei Lo Piccolo. A dare l'input all'inchiesta furono i pizzini ritrovati nel covo dei capimafia di San Lorenzo. Le dichiarazioni delle vittime dei taglieggiamenti furono poi armi fondamentali per l'inchiesta, riscontrando il contenuto dei pizzini, non sempre chiaro, visto il linguaggio cifrato usato dai boss.
Anche grazie alle rivelazioni degli estorti gli investigatori riuscirono a dare un nome e un volto a soggetti indicati, ad esempio come "Y" o "Camion", ritenuti responsabili di racket e traffico di stupefacenti. E in due casi la chiave per risolvere il giallo giunse dal vecchio nastro di una macchina da scrivere, ritrovato in un cestino del covo dei Lo Piccolo. Il personale specializzato della Polizia Scientifica riuscì a ricostruire alcune trame mafiose della famiglia, "leggendo" le tracce lasciate dal piombo nella striscia imbevuta di inchiostro.
L'inchiesta consentì, inoltre, di completare il puzzle della drammatica storia della morte del boss di Resuttana Giovanni Bonanno, assassinato per avere fatto 'la cresta' sulle casse della 'famiglia' e sotterrato in un terreno destinato a lottizzazione nel territorio di Carini. Fatta luce anche sul disegno dei Lo Piccolo di monopolizzare il mercato palermitano del traffico di droga, invadendolo con la cocaina proveniente dal Sud-America.

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