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Berlusconi: si voti, ma non mi ricandido

Il premier: “Non ci sono altre maggioranze, non intendo fare un governo con Pd. Vedo solo elezioni a febbraio con Alfano candidato”. Sul voto alla Camera: “Mi hanno tradito quelli che ho portato per una vita nel cuore”

ROMA. "Appena sarà approvata la legge di stabilità mi dimetterò e, siccome non ci sono altre maggioranze possibili, vedo solo le elezioni all'inizio di febbraio, elezioni a cui non mi candiderò più". Così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in un colloquio con il direttore della Stampa, Mario Calabresi, nel quale conferma che "il candidato premier del centrodestra sarà Alfano" che é "bravissimo" ed è "accettato da tutti e sarebbe sbagliato bruciarlo adesso provando a immaginare un nuovo governo guidato da lui".  "Mi sono impegnato con l'Europa ad approvare le misure concordate" e "prima di andarmene voglio mantenere la promessa. Adesso però faccio appello a tutti, maggioranza e opposizione, perché passino al più presto e poi - ribadisce il Cavaliere - mi dimetterò".    
Dopo, certo, Napolitano "farà le consultazioni" ma per il premier non ci sono altre maggioranze: "Non intendo fare un governo con il Pd, non voglio certo chiudere andando con loro, dall' altro lato Casini ha detto chiaramente che un accordo con noi non gli interessa, e allora la matematica dice che non ci sono altre strade".    
Entro la fine del mese, in ogni caso, la legge di stabilità sarà approvata "e io mi sarò dimesso. E' importante fare veloci: prima facciamo e prima usciamo da questa giostra infernale, da questa situazione incredibile, con i mercati che premono". Peraltro, per Berlusconi, la pressione dei mercati è "una opportunità", perché "ci spingono a fare le riforme che non siamo mai riusciti a fare. Non le dobbiamo vivere come un'imposizione, ma come un'occasione".    
Sul voto di ieri, il premier dice che "é successa una cosa allucinante cui faccio ancora fatica a credere, mi hanno tradito quelli che ho portato per una vita nel cuore", "se penso a tutto quello che ho fatto per Antonione. Gli ho portato a Trieste tutti i bilaterali, ero padrino della figlia... degli altri non parlo nemmeno, a partire dalla Carlucci, da Gabriella Iscariota". Per il premier terrà ancora l'asse con la Lega, perché alla fine "Bossi mi è sempre stato fedele" e "con Alfano candidato non è scritto da nessuna parte che gli italiani siano pronti a consegnare il Paese nelle mani di una alleanza che parte dal centro e arriva fino a Bersani, Vendola, Di Pietro. Penso che sia qualcosa di indigeribile alla maggioranza degli italiani".  I suoi figli, dice, "sono felicissimi se io esco dalla politica" anche perché sanno che "io sono stanco. Stanco di non riuscire a dettare la linea e di non poter fare la politica che vorrei". E' "un capo del governo - si chiede Berlusconi - uno che non riesce a far fare al ministro dell'Economia la politica economica in cui crede?". Proprio di Tremonti dice che "il rapporto personale non è cattivo, a Cannes siamo stati addirittura compagnoni, ma poi alla fine lui fa sempre quel cavolo che gli pare e a me resta solo da fare l'ordine del giorno del consiglio dei ministri". Nel suo futuro, ora, farà "il padre fondatore" del Pdl e "magari - aggiunge - mi rimetterò a fare il presidente del Milan". Ma certo "una mano in campagna elettorale" potrà darla, visto che "quella è una cosa che mi è sempre riuscita benissimo".

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