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Regione, via libera all'abolizione delle province

In Sicilia il governo prova a realizzare quella che Raffaele Lombardo definisce "la madre di tutte le riforme". La giunta ha approvato un apposito disegno di legge che prevede una vera e propria rivoluzione amministrativa

PALERMO. In Sicilia il governo prova a realizzare quella che Raffaele Lombardo definisce "la madre di tutte le riforme", l'abolizione delle Province regionali. La giunta ha approvato un apposito disegno di legge che però prevede ancora di più: una vera e propria rivoluzione amministrativa. Il provvedimento infatti contiene il decentramento ai comuni di gran parte dei poteri e delle competenze che al momento esercita la Regione siciliana.    Si va dalle funzioni in importanti settori quali le attività produttive, il commercio e l'artigianato, la famiglia alle politiche sociali, la formazione professionale, i lavori pubblici e le infrastrutture. Ma ancora: i beni culturali e l'ambiente, i trasporti, il turismo, lo sport e lo spettacolo, la gestione integrata dei rifiuti e la gestione integrata del servizio idrico.    In attuazione dell'articolo 15 dello Statuto siciliano, il ddl sopprime le nove Province, a partire dal 31 maggio 2013, al loro posto sorgeranno i liberi Consorzi comunali, formati da almeno 10 comuni e 250 mila abitanti.    "Con questo ddl intendiamo avanzare una proposta che può fare da base per eventuali integrazioni e modifiche quando arriverà all'esame dell'Assemblea regionale siciliana - dice Lombardo - Negli ultimi otto mesi ci siamo confrontati con esperti e tecnici, ma anche con rappresentanti istituzionali e forze politiche. Il ddl è un testo aperto".     Nel disegno di legge sono state inserite anche norme di contenimento della spesa in tema di composizione dei consigli e delle giunte dei comuni. Dalle prossime elezioni, fra l'altro, nei comuni con più di 500 mila abitanti i consiglieri saranno 40 e gli assessori 8. Tagli anche alla composizione delle giunte provinciali che, sino alla cessazione, dovranno essere composte da un numero di assessori che non deve essere superiore al 20% dei componenti i consigli provinciali.    I comuni con meno di 5mila abitanti dovranno procedere, pena la diminuzione dei trasferimenti annuali, all'accorpamento di funzioni e servizi, previste anche norme per la destinazione del personale delle Province ai liberi Consorzi fra comuni. "Con lo Stato - ha aggiunto Lombardo - aprire una trattativa relativa ai trasferimenti e alle Prefetture".

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