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Corteo "Indignati" a Roma: scontri e auto in fiamme

La manifestazione era partita in maniera pacifica quando un gruppo di black-bloc è entrato in azione, contestati dalla folla, sfondando vetrine e incendiando vetture

ROMA. Si temeva un nuovo 14 dicembre, è  stato peggio. E, su tutto, l'incubo del G8 di Genova, come in un  assurdo anniversario delle violenze di 10 anni fa. Roma per un  pomeriggio ostaggio di teppisti pronti a tutto pur di portare  devastazione: blitz violenti consumati in un crescendo, dalle  vetrine rotte e i negozi saccheggiati, fino alla battaglia in  una Piazza San Giovanni avvolta da colonne di fumo che hanno  oscurato perfino il ricordo delle violenze esplose durante il  corteo degli studenti alla fine del 2010, in concomitanza con un  voto di fiducia al governo in Parlamento. Allora via del Corso e  il cuore della Capitale furono messi a ferro e fuoco.


Oggi è  toccato a piazza San Giovanni, luogo simbolo di manifestazioni  democratiche, che, per almeno tre ore, è stata preda della  rabbia nera dei Black Bloc.       Il dispositivo di sicurezza deciso dalla Questura ha blindato  i palazzi istituzionali - minacciati a dicembre scorso - e il  centro storico, Fori e Colosseo compresi, ma non ha potuto  impedire che i teppisti portassero la loro guerra fino a piazza  San Giovanni, dove il corteo doveva concludersi. La loro è  stata una vera escalation di violenza iniziata con blitz a via  Cavour a suon di mazze per sfondare vetrine e petardi per  incendiare banche, si è snodata lungo via Labicana, dove è  stato dato alle fiamme un ex deposito militare con annessa  un'abitazione privata, è arrivata a viale Manzoni e penetrata  fino a Piazza San Giovanni. Nell'incendio - ha riferito il  ministro della Difesa Ignazio La Russa - un generale in pensione  ha rischiato di morire bruciato vivo e si è salvato solo perché  dei vicini lo hanno aiutato a fuggire, insieme alla moglie, con  una scala dalla finestra. Fatti avvenuti nonostante le  violentissime cariche, gli idranti per spazzare le resistenze, i  blindati per distruggere le tante barricate fatte con qualunque  arredo urbano: cassonetti, pali stradali, fioriere. Il tutto  costellato di auto incendiate, meglio se lussuose, meglio se  Suv. Violenza portata fin dentro le chiese, come quella di san  Marcellino e Pietro profanata con una statua della Madonna  frantumata, e che si è scagliata contro chi ha tentato di  ostacolarla, come un manifestante di Sinistra e Libertà e un  cittadino, entrambi rimasti feriti.     


Poi, una volta arrivati a San Giovanni è stata guerriglia,  studiata e giocata anche sui nervi, con blitz e barricate, pali  stradali usati come arieti e fionde. E tantissima violenza  consumata tra i veri manifestanti terrorizzati, alla fine  cacciati dalla piazza. Il fuoco e il fumo vicino alla Basilica  del Laterano non si vedevano dagli attentati mafiosi del 1993.      La battaglia del 15 ottobre ha avuto a lungo il suo epicentro  nei giardini di fronte al sagrato di una delle basiliche più  importanti della cristianità. Centinaia di giovani a volto  coperto, molti vestiti di nero e con il casco in testa, hanno  attaccato a ondate i contingenti di polizia, carabinieri e  finanzieri confluiti sul posto. Hanno attaccato anche i  blindati, senza paura. Hanno incendiato un mezzo dei carabinieri  assaltandolo quasi a mani nude e costringendo i due militari a  bordo a scappare per non finire bruciati.


Dietro di sé avevano  lasciato una scia di distruzione su via Labicana, viale Manzoni  e via Emanuele Filiberto. In quest'ultima, che porta a piazza  San Giovanni, il manto stradale in certi punti appariva  sventrato per fare dei sampietrini-proiettili. Dietro le vetrate  dell'albergo President i turisti guardavano fuori sgomenti. Sul  vetro i teppisti avevano scritto 'Kill the President'. Altri  cittadini, sconvolti, si erano rifugiati in un portone.   Una battaglia durata oltre cinque ore. Una battaglia di  posizione con i teppisti pronti ad attaccare ad ogni carica,  sempre più determinati e violenti. E i pochi manifestanti  rimasti, arroccati sotto la basilica dopo avere tentato di  fermare a parole i Black Bloc, urlando 'Vergogna' e applaudendo  gli idranti in azione. In tarda serata le forze dell'ordine  hanno la meglio. I teppisti si disperdono a via Merulana dopo  barricate, roghi, un ponteggio in fiamme. La piazza è liberata.  A terra restano vetri, sampietrini, bottiglie. A terra resta  l'intenzione di una manifestazione pacifica e per un futuro  migliore. 

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