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Fiducia, Napolitano: "Verifica necessaria"

Mentre la Camera votava, Gioil presidente della Repubblica ha spiegato per iscritto la natura delle sue preoccupazioni istituzionali. Poi ha incontrato il premier Berlusconi

ROMA. «Non ho ritenuto che vi fosse un obbligo giuridico di dimissione a seguito della reiezione del Rendiconto» ma era «necessaria una verifica parlamentare della persistenza del rapporto di fiducia, come lo stesso Presidente del Consiglio ha fatto». Mentre la Camera votava la fiducia al governo, Giorgio Napolitano ha spiegato per iscritto la natura delle sue preoccupazioni istituzionali, ha detto perchè non ha preteso che Berlusconi rassegnasse il mandato e ha difeso l'operato di Gianfranco Fini. Poi, in serata, ha ricevuto per mezz'ora al Quirinale il capo del Governo.      
Al premier ha chiesto cosa intende fare, ora che il suo governo è tornato in pista a pieno titolo con il voto di fiducia, e cosa il Colle si attende da lui: una rapida approvazione della Legge di Stabilità finanziaria, appena licenziata dal Consiglio dei Ministri, il varo dei promessi provvedimenti per lo sviluppo e la crescita, la nomina del successore di Mario Draghi alla Banca d'Italia, anch'essa in ritardo. Su quest'ultima questione pare che il presidente del Consiglio abbia prospettato difficoltà ancora da superare.  Ma la giornata di Napolitano è passata anche attraverso un'articolata risposta ai capigruppo della maggioranza che avevano sollevato, inviandogli una lettera, vari dubbi: sul comportamento del presidente della Camera e sulle critiche dell'opposizione alla scelta di sanare il vulnus del rendiconto con un voto di fiducia. Napolitano ha risposto a stretto giro di posta. In occasioni simili, ha detto, altri presidenti del Consiglio si sono presentati dimissionari, c'era dunque una prassi, ma non c'era nessun obbligo giuridico da far valere. Però una verifica della fiducia era «necessaria» e c'è stata.    
Quanto agli «interrogativi» e alle  «preoccupazioni» che aveva manifestato dopo la sconfitta del governo sul rendiconto, Napolitano ha detto che erano più che giustificate e si riferivano «al contesto generale»: alla situazione di un governo che subiva quella battuta d'arresto dopo che al suo interno, in modo «innegabile», erano emerse «acute tensioni» che hanno frenato «decisioni dovute e annunciate» (sui temi oggetto del colloquio di oggi al Quirinale). In questa occasione, ha ribadito, il ricorso alla fiducia era dovuto, ma il governo «non dovrebbe eccedere» con questi voti perchè ciò determinerebbe «una inaccettabile compressione delle prerogative delle Camere». Una critica neppure tanto velata al disinvolto ricorso alla fiducia per superare le divisioni della coalizione.    
Quanto alla mancata approvazione del Rendiconto dello Stato, sottolinea, occorre porre rimedio. Come? Ripresentando lo stesso testo. L'esecutivo aveva cercato di chiudere l'incidente in corsa, riapprovando lo stesso provvedimento in quattro e quattr'otto. Napolitano si è opposto e oggi ha detto apertis verbis il perchè: «era opportuno che ciò avvenisse dopo il chiarimento politico e previa nuova verifica» da parte della Corte dei Conti, «come poi è in effetti avvenuto».   
Oggi, nella lettera ai capigruppo il Capo dello Stato ha richiamato alcuni passaggi essenziali delle sue note che hanno scandito la verifica parlamentare. Non ha ripetuto il forte richiamo all'efficienza del governo e alla necessità che la maggioranza sia coesa, perchè sono stati gli stessi capigruppo della maggioranza a farlo citando testualmente le sue parole e aggiungendo: «ne siamo consapevoli». Ma quel richiamo probabilmente Napolitano lo ha fatto direttamente a Berlusconi quando è andato a trovarlo, quando gli ha presentato la lista delle decisioni «dovute o annunciate» da mettere a punto. Tra esse Napolitano tiene in particolare a quelle per stimolare la crescita, dare risposte ai giovani, attuare la manovra finanziaria, mettere al sicuro i conti pubblici.

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