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Lavoro nero, una piaga da debellare

Il commento: in Italia troppi casi e in tanti si stupiscono ancora o fanno finta di non sapere

Quante volte, quante lacrime, quanti buoni propositi: oggi é la volta delle cinque donne di Barletta morte per il crollo della palazzina dove lavoravano in nero. Lavoravano per 4 euro l’ora, arrivando anche a garantire 14 ore al giorno di produzione, per portare in casa qualche spicciolo in più. Questa tragedia racchiude non solo la situazione del lavoro sommerso e sottopagato di cui l’Italia é piena, ma anche quella degli edifici fatiscenti che dalla scuola di San Giuliano al palazzo di Barletta passando per la città di l’Aquila, dovrebbe far nascere in noi Italiani qualcosa in più del semplice cordoglio o della riflessione che svanisce con il tempo.
Oggi molti si stupiscono del lavoro senza contratto e malpagato dal proprietario della maglieria di Barletta: casi come questo ce ne sono dappertutto. Mi rivolgo a chi fa finta di non sapere e di scandalizzarsi.
Oggi molti si chiedono perché le crepe dell’edificio non hano fatto scattare un meccanismo di messa in sicurezza: quante San Giuliano, Sarno, Rometta avete fatto finta di piangere e poi avete dimenticato? Quanti controlli, denunce sono chiuse in un cassetto?
La rinascita di un Paese e l’unità in un periodo di crisi comincia costruendo una nuova scuola dell’infanzia ed elementare in ogni provincia italiana, per dimostrare che abbiamo cura dei nostri figli e del loro futuro. Poi si pensa alla strada per accompagnarli, che sia pulita e senza pericoli. Se la madre lavora 14 ore al giorno per mantenerli con 4 euro l’ora di paga, magari si penserà a modificare lo stato sociale: perché se nella stessa classe c’è una mamma che accompagna il figlio con l’auto di lusso e magari non paga la mensa ed ha i buoni libri gratuiti, allora chi doveva controllare é in parte morto sotto quelle macerie.
Vincenzo Arculeo, Roma

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