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Inchiesta sui festini, Perla Genovesi minaccia il suicidio in tribunale

Smentita in aula da un testimone che ha negato il suo ruolo di infiltrata della polizia in una banda di narcotrafficanti. Fece ai pm di Palermo il nome di Nadia Macrì, la escori che avrebbe partecipato alle serate con Berlusconi

PALERMO. Smentita in aula da un testimone che ha negato il suo ruolo di infiltrata della polizia in una banda di narcotrafficanti, la "pentita" Perla Genovesi, la donna che fece ai pm di Palermo il nome di una escort, Nadia Macrì, che avrebbe partecipato a festini hard col presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, oggi ha minacciato di suicidarsi in tribunale. Perla Genovesi, sotto processo in abbreviato insieme ad altre cinque persone imputate a vario titolo di traffico e spaccio di droga, ha sempre sostenuto di essere stata infiltrata tra i narcos per conto degli inquirenti.
Quando oggi un poliziotto, chiamato a deporre, l'ha contraddetta, sostenendo che l'imputata avrebbe in un'occasione rivelato particolari su un piccolo spaccio, negando, però, che fosse una loro infiltrata, Genovesi l'ha prima insultato, poi è scappata fuori dall'aula e ha minacciato di scavalcare la balaustra del secondo piano del palazzo di giustizia. A fermarla sono stati i legali che hanno cercato di rasserenarla.
Il processo, che si svolge in abbreviato davanti al gup Fernando Sestito, ruota attorno a un'organizzazione criminale di trafficanti e spacciatori capeggiata da un ex impiegato comunale, Paolo Messina, con parentele 'eccellenti' - un cugino é accusato di essere favoreggiatore del boss latitante Messina Denaro - e con grossissime disponibilità di droga a poco prezzo. Genovesi e Messina si sarebbero conosciuti in una discoteca dell'Emilia Romagna. La tranche dell'inchiesta relativa ai presunti festini hard è stata invece trasmessa alla Procura di Milano che ha indagato sul caso Ruby.

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