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Omicidio del boss, De Francisci: segnale allarmante

Il procuratore aggiunto di Palermo non nasconde la sua preoccupazione di un possibile ritorno in armi di Cosa nostra

PALERMO. "L'omicidio di Giuseppe Calascibetta è un segnale molto allarmante e ci fa temere che Cosa nostra abbia per il momento accantonato la preoccupazione delle possibili reazioni dello Stato a un fatto di sangue". Il procuratore aggiunto di Palermo Ignazio De Francisci, all'indomani dell'assassinio del capomafia, non nasconde la sua preoccupazione di un possibile ritorno in armi di Cosa nostra che, per definire le sue strutture di vertice, potrebbe aver abbandonato la strategia della sommersione.    
"Calascibetta - spiega il magistrato - non era affatto una new entry in Cosa nostra. Vanta un curriculum criminale che risale agli anni '80 e, subito dopo essere stato scarcerato, nel 2007, e' tornato nei ranghi del mandamento di Santa Maria di Gesù".    "Dopo l'arresto dei capi locali - aggiunge - i fratelli Corso, era lui il capo mandamento". Quello che gli inquirenti devono ora accertare è se ad armare i killer sono stati rivali interni alla famiglia mafiosa o boss di altre zone. Condannato a 9 anni per associazione mafiosa al processo denominato maxi quater, Calascibetta ha avuto 10 anni per associazione mafiosa nel Borsellino Bis, uno dei processi istruiti sulla strage di via D'Amelio.

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