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Consiglieri comunali e provinciali dimezzati in tutta Italia tranne in Sicilia

Per recepire la manovra nazionale la Regione varerà una legge, ma si prospettano tempi più lunghi. La norma prevede tagli nei comuni fino a 10 mila abitanti e nelle giunte provinciali

PALERMO. Lo Stato si prepara a dimezzare il numero dei consiglieri comunali nei centri medio/piccoli ma la Regione prende tempo e annuncia che non recepirà immediatamente questa parte della manovra nazionale. E così (supposto che a Roma questa versione del testo sia quella definitiva) anche su questo punto la Sicilia andrà in direzione diversa, sfruttando l’autonomia.



Gli emendamenti governativi alla manovra Tremonti di agosto prevedono un nuovo assetto dei consigli comunali. Quelli dei Comuni fino a mille abitanti manterranno solo sei consiglieri (in Sicilia ce ne possono essere 12) e lo stesso vale per quelli con popolazione compresa fra mille e tremila abitanti. Lo Stato dimezzerà anche i consiglieri dei Comuni con popolazione compresa fra tremila e cinquemila abitanti, portandoli a 7 mentre in Sicilia è possibile eleggerne 15. Infine, l’emendamento del governo nazionale propone di portare a 10 i consiglieri comunali dei centri con meno di 10 mila abitanti e più di 5 mila mentre in Sicilia possono essere 15.



Misure che non piacciono all’Anci Sicilia. Il presidente Giacomo Scala che ha sposato la linea nazionale dell’associazione, contraria sia ai tagli ai finanziamenti (circa 7,7 miliardi nel triennio) sia a quelli che riguardano le poltrone. Lunedì anche l’Anci Sicilia sarà con l’Unione delle Province e con le Regioni alla protesta organizzata a Roma.
In Sicilia però il governo sta tentando di lavorare in tandem con l’associazione dei sindaci. E ciò porta a un ammorbidimento della linea. «Prima di recepire queste novità annunciate a Roma - ha detto ieri l’assessore all’Economia, Gaetano Armao - attendiamo di conoscere il testo finale. Poi convocheremo l’Anci e l’Unione delle Province e decideremo se e come agire in Sicilia». Più cauta l’assessore agli Enti Locali, Caterina Chinnici: «Il tema non è stato ancora discusso nel governo. Valuteremo insieme a Lombardo come comportarci».  In ogni caso, per recepire il taglio delle poltrone e risparmiare le indennità, la Regione dovrà varare una legge all’Ars. E i tempi saranno più lunghi rispetto a quelli dello Stato. Nel frattempo in Sicilia si tornerà a votare, nella primavera, in oltre cento Comuni fra cui molti di quelli capoluogo.



La Regione aveva già annunciato la propria linea autonoma rispetto ai tagli previsti dallo Stato per i piccolissimi Comuni. Ad agosto Tremonti ha previsto la cancellazione di quelli sotto i mille abitanti: in Sicilia ne sarebbero spariti una trentina. Un confronto fra Armao e la dirigente degli Enti locali, Luciana Giammanco, aveva portato a concludere che la Sicilia avrebbe evitato il taglio. La Regione ha deciso di optare per la salvaguardia di giunte e consigli comunali compensata dall’accorpamento dei servizi amministrativi. In pratica, i Comuni limitrofi sotto i cinquemila abitanti dovranno avere un solo segretario comunale, un solo ufficio tecnico, un solo capo dei vigili e così via. Soluzione che sta prendendo piede anche a Roma, dove gli emendamenti salvano sindaco e consigli (ma continuano a prevedere la cancellazione delle giunte) e prevedono l’accorpamento dei servizi.
Diversa la linea anche sulle Province. Lo Stato cancellerà l’articolo che prevede l’abolizione di quelle sotto i 300 mila abitanti (in Sicilia sono Enna e Caltanissetta) e sta optando per un più morbido dimezzamento dei membri di giunte e consigli. La Regione procederà invece con un testo che cancella tutte le Province creando i liberi consorzi di Comuni a cui delegare funzioni amministrative e probabilmente anche personale. Ma anche in questo caso, serve una legge dell’Ars e su questo Lombardo già incalza il Pd.

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