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Il destino "diverso" dei 34 lavoratori della Fiera

La leggenda racconta che nella Regia Marina Borbonica fosse molto gettonato l'ordine «faciti ammuina». Che voleva dire offrire al Re e agli osservatori stranieri l'immagine di grande efficienza. Semplicemente i marinai che stavano in coperta dovevano andare sotto. Quelli di sotto andar sopra. Un movimento che non serviva assolutamente a nulla. Ma dava l'idea di una attività frenetica. La stessa impressione suscita la notizia che i 34 dipendenti superstiti della Fiera del Mediterraneo saranno assorbiti dall'Arpa, l'agenzia per il controllo ambientale. Perché? Chi lo sa? Forse perché quattro colleghi che stavano negli uffici in via Sadat sono entrati nella struttura che si occupa di misurare i veleni che stazionano nell'aria. Gli altri andranno dietro. Gli antropologi parlerebbero di effetto gregge. Gli psichiatri di coazione a ripetere. Gli economisti la classificano alla voce sprechi. Gli impiegati della Fiera fossero stati alle dipendenze di un'azienda privata sarebbero finiti nel calderone degli esuberi. Invece hanno la fortuna di essere dipendenti pubblici. Il loro posto non c'è più ma lo stipendio resta. Una distorsione incomprensibile: i cittadini italiani non sono eguali di fronte alle leggi sul lavoro. Se chiude un’azienda privata per i lavoratori si apre il baratro della disoccupazione. Se salta un'impresa pubblica non accade nulla: la paga corre sempre. Ma perché? Qual è la ragione? I trentaquattro dipendenti della Fiera verranno assunti dalla Regione. Non faranno nulla ma avranno la paga. Alla fine andranno in pensione, con ogni garanzia. Tanto a pagare sarà lo Stato. Solo una domanda: qualcuno si è accorto di quello che sta accadendo nel mondo? L'assistenzialismo pubblico ha fatto il suo tempo. Non è più tempo per fare ammuina. La realtà sta presentando il conto. La manovra da 40 miliardi è solo l'acconto. Tutti zitti e pagare. Anche per i trentaquattro dipendenti della Fiera del Mediterraneo che transiteranno in Regione.

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