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Pastore, i perchè di un addio

Quella del "Flaco" rappresenta la cessione più redditizia della storia rosanero. Zamparini si può considerare un vero re del mercato. Ma come reagirà la piazza dopo l'ennesima perdita eccellente?

PALERMO. «Pastore, insieme ad Aguero, è da considerarsi il re di questo mercato». Sono queste le prime parole di Maurizio Zamparini poche ore dopo la conclusione ufficiale della trattativa che ha portato Javier Pastore dal Palermo al Paris Saint Germain. Un affare che si è concluso nelle prime ore della notte sulla base di 43 milioni di euro.  Siamo sicuri, però, che sotto sotto con questa operazione anche il presidente rosanero si senta il re del mercato di questa estate 2011. Quella del Flaco rappresenta la cessione più redditizia della storia del Palermo. Sembrano lontani i tempi delle vendite di Toni alla Fiorentina per 10 milioni di euro nel 2005, o di Amauri alla Juventus nel 2008 per una cifra che si aggirava attorno ai 22 milioni di euro, limata dai bianconeri con le cessioni a Zamparini di Nocerino e Lanzafame.


Proprio per quelle cessioni, il numero uno rosanero ha ricevuto anche aspre critiche da media e tifosi. In questo caso, onestamente, ci sembra non ci sia nulla da dire. «Tenere Pastore è diventato impossibile». Aveva ragione Zamparini quando nelle ultime settimane ripeteva queste parole. Prima di tutto per motivi economici. Detto della cifra sborsata dagli sceicchi che ora controllano il club della Torre Eiffel, non va dimenticato il super ingaggio che percepirà il giocatore: quattro milioni a stagione per cinque anni di contratto. Ma ci sono anche ragioni tecniche e ambientali. Cosa sarebbe successo se il giocatore dato per tutta l’estate in partenza e con la testa già altrove fosse rimasto? Probabilmente sarebbe stato controproducente per la società e per il calciatore stesso.


Le strade di Pastore e Zamparini si dividono, dunque, con buona pace dei tifosi rassegnati ormai da tempo a vedere andare via da Palermo il migliore talento che sia mai sbarcato all’ombra del Monte Pellegrino. Finisce così questa telenovela, che anche lo stesso presidente non vedeva l’ora che arrivasse ai titoli di coda. Ma ora arriva il momento più difficile per Zamparini perché, incassati questi soldi (solo la metà dei 43 milioni, perché il resto va a Simonian che detiene metà del cartellino di Pastore), l’ambiente spingerà fortemente affinché nell’ultimo mese di mercato la società dia un segnale forte. Perché il Palermo è andato comunque avanti dopo le cessioni di Toni e Amauri e deve farlo anche dopo l’addio di Pastore.

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