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Schifani: "Manovra? Serve un compromesso"

Il presidente del Senato: "Ci vuole un patto di fine legislatura tra maggioranza e opposizione per approvare quei provvedimenti costituzionali di cui il Paese ha bisogno"

ROMA. "La manovra non si può considerare come un totem intoccabile. Può essere corretta in via parlamentare, mi auguro anche con il contributo dell'opposizione, senza che venga stravolta". Lo dice il presidente del Senato Renato Schifani in un colloquio col Corriere della Sera a proposito dei tagli alle pensioni contenuti nella manovra, sottolineando l'esigenza di "un patto di fine legislatura tra maggioranza e opposizione" per approvare quei provvedimenti "costituzionali di cui il Paese ha bisogno", a partire dalla riforma della giustizia che consentirebbe di "recuperare il rapporto con l'Anm" e di "mettersi alle spalle una lunghissima stagione di veleni".
"Prima che il testo arrivi in Aula - aggiunge a proposito della manovra - sarà comunque possibile dialogare in Commissione, dove andrà privilegiata la logica dell'ascolto", che "va estesa anche alle parti sociali". Dunque "ascoltare le ragioni dei sindacati" e arrivare "a una sintesi finale" per far sì che "non si interrompa il clima di pace sociale garantito in questi tre anni di legislatura da un rapporto dialettico proficuo e non conflittuale tra il governo e larga
parte del mondo del lavoro".
Il presidente di Palazzo Madama affronta il rapporto fra Berlusconi e Tremonti: "Un conflitto che è stato enfatizzato". Il premier, spiega, "in questa fase di crisi vorrebbe garantire qualcosa in più agli italiani ma si rende conto che bisogna tenere in ordine i conti dello Stato", mentre il ministro dell'Economia "é il cane da guardia dell'economia italiana". Schifani analizza anche il rapporto del presidente del Consiglio col leader della Lega Umberto Bossi, ammettendo che "forse qualcosa si è un po' incrinato", a partire dalla "partecipazione dell'Italia alla missione militare in Libia" e poi con amministrative e referendum. Ma il Carroccio, sottolinea, "si oppone a certe scelte di governo" "non per farlo cadere, bensì per recuperare consensi". Schifani confida però che Bossi non arriverà allo "strappo", che "aprirebbe scenari imprevedibili che farebbero sfumare il completamento della riforma federalista".
Per il presidente del Senato alla stabilizzazione del quadro politico possono contribuire non solo l'approvazione della manovra, ma anche "l'elezione" di Alfano a segretario Pdl, che può "ricomporre l'area moderata". Sbaglia invece chi vede in questo avvenimento l'ingresso in una fase post-berlusconiana: il premier "resta protagonista della politica italiana. Non siamo al passaggio di consegne". In futuro comunque, l'alleanza Pdl-Lega sarà a suo avviso garantita dal "legame" fra Alfano e il ministro Maroni.

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