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Corte dei Conti: "In Sicilia nei musei più custodi che visitatori"

Lo spreco denunciato dal procuratore generale della Corte dei Conti, Giovanni Coppola. Molti sono finiti nei luoghi d'arte con effetti talvolta assurdi. Il caso più straordinario è quello della zona archeologica di Ravanusa: 10 persone, un solo visitatore l'anno

PALERMO. Nei musei e nei siti archeologici della Sicilia, dove si custodiscono preziose testimonianze d'arte e di cultura, capita che i custodi siano più numerosi dei visitatori. Lo spreco è tanto evidente che ha meritato un curioso richiamo nella relazione del procuratore generale della Corte dei Conti, Giovanni Coppola. L'infoltimento del personale nei servizi, ben oltre le ordinarie necessità, è un male antico ma una nuova spinta è venuta da una legge regionale che, nel maggio dell'anno scorso, ha dato il via libera alla stabilizzazione di 4.841 precari.    


Molti sono finiti nei luoghi d'arte con effetti talvolta assurdi. Il caso più straordinario è quello della zona archeologica di Ravanusa (Ag). Coppola lo ha ripreso dalla stampa: 10 custodi, un solo visitatore in un anno che peraltro non ha neppure pagato il biglietto, perché non è richiesto. Dove il biglietto d'ingresso è previsto i risultati non sono poi rassicuranti. Il museo archeologico di Caltanissetta, per esempio, mantiene in servizio 21 custodi, ma incassa solo 1.437 euro. Non meno emblematico il caso del museo archeologico di Marianopoli, sempre in provincia di Caltanissetta: 201 euro incassati, 14 custodi.     "Sia chiaro - ha avvertito Coppola - che non sono per la chiusura dei luoghi d'arte, espressione del grado di civiltà di un popolo, ma il buon senso vorrebbe che, fermo restando il servizio di guardiania per evitare atti di vandalismo, la maggior parte di quei custodi fosse dirottata altrove per trovare più utile collocazione".

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