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Palermo, caso Gesip: a cani e gatti ci pensano i volontari

Suddivisi in turni, da lunedì danno da mangiare e da bere agli ospiti dei rifugi e ne ripuliscono anche le gabbie. Intanto, il canile municipale è al collasso e il servizio di accalappiamento resta al palo

PALERMO. Garantiscono la sopravvivenza dei cani, dando loro da mangiare e da bere e ripulendo le gabbie. I volontari da lunedì pomeriggio lavorano senza sosta suddivisi in turni. Ma l’emergenza è dietro l’angolo. Perché il servizio di accalappiamento resta al palo. E così il canile municipale rischia il collasso. È vero, una delle volontarie, Francesca Cognato, ha dato la sua disponibilità ad effettuare degli accalappiamenti urgenti, in casi di cani morsicatori o in pericolo. Metterebbe in pratica quello che ha imparato negli scorsi anni in un corso di formazione al canile, con i veterinari della struttura. Lo ha raccontato ieri mattina a “Ditelo a Rgs”. Ma la verità è che gli sforzi degli animalisti non bastano a contrastare l’emergenza da quando è venuta meno l’attività dei lavoratori della Gesip. E se da un lato l’amministrazione comunale ha chiesto aiuto alle associazioni animaliste, che probabilmente anche la prossima settimana si organizzeranno con turni mattutini e pomeridiani nelle strutture di via Tiro a Segno e dell’ex mattatoio, dall’altro lato si garantisce a mala pena la sopravvivenza degli animali. Niente accalappiamenti e quindi stop alla prevenzione al randagismo. Uno stop che trova conferma anche in un dato. Le sterilizzazioni, nonostante i veterinari siano lì pronti ad intervenire, vanno più che a rilento. Fino al 28 aprile si viaggiava con una media di cento interventi in più rispetto al 2010, adesso il numero si è arenato. Il vantaggio dei mesi scorsi si è perso. Siamo a 513 interventi contro i 502 dello stesso periodo dell’anno passato.  Punta il dito sullo stop al servizio di accalappiamento, Silvana Di Fede, del rifugio “Lo scodinzolo”. “Quando si verificano situazioni di emergenze – dice –, si smette subito di accalappiare i cani. In questo periodo il servizio è riservato ai casi veramente gravi. Ma non dimentichiamo che anche un cane legato a un palo sotto il sole, può diventare un caso gravissimo”. 
“Da quando l’attività della Gesip si è interrotta – dice il vice sindaco Marianna Caronia – stiamo cercando soluzioni tampone. Non mi resta che ringraziare i volontari che ci stanno permettendo di mantenere degli standard di vita decente per gli animali. Si è creata una rete di solidarietà”. Ma questa collaborazione non potrà durare a lungo, come afferma una volontaria, Francesca Cognato, dell’associazione Sos primo soccorso per cani e gatti: “L’estate è alle porte e sono già iniziati gli abbandoni. Spero che rientrino al più presto i lavoratori della Gesip. Noi ci siamo messi a disposizione ma non è un servizio che può durare nel tempo”.
“Intanto – spiega la Caronia – abbiamo acquistato la fornitura di cibo per gli animali, quella necessaria fino al 2 luglio. E lunedì chiederemo alle associazioni di aiutarci ancora per un’altra settimana. Stiamo anche prevedendo una sorta di rimborso spese, da effettuare quando ci presenteranno una rendicontazione delle somme che stanno approntando per fare questo lavoro. Non si tratta di un pagamento, non ci sono le risorse”.  Marianna Caronia spende comunque delle parole in favore dei lavoratori Gesip che hanno lasciato il servizio: “Gli operai Gesip – dice – stanno cercando di collaborare a distanza. Non è mancato l’ausilio di alcune informazioni tecniche che servivano ai volontari per effettuare determinati servizi”. Intanto non resta che affidarsi ai volontari. “Ci occupiamo di circa 400 cani – racconta Daniela Brunetto, dell’Oipa, l’organizzazione internazionale protezione animali –, suddivisi nelle due strutture del canile. Diamo loro il cibo, ripuliamo le gabbie e facciamo passeggiare i cani in via Tiro a Segno. Un lavoro che inizia alle 9 del mattino”.
Se da una parte ci sono i cani, e sono tantissimi, si parla di circa 400 tra la struttura di via Tiro a Segno e l’ex mattatoio; dall’altra parte, ci sono anche i gatti. Sembrano loro, forse, i più sfortunati. Quelli dimenticati. Sono un numero sicuramente inferiore e forse per questo rischiano di avere minori attenzioni. Ma in realtà c’è chi pensa anche a loro. Ed ecco così che scende in campo Maria Pola Narzisi, dell’Ediga (l’Ente difesa gatti). È lei che gestisce un rifugio, un “gattile”, ed è lei che non appena si è interrotta l’attività dei lavoratori della Gesip, è corsa al canile per verificare le condizioni dei gattini lì ospitati.  “La legge regionale sul randagismo – dice – prevede delle norme anche in favore dei gatti. Quando è scattata l’emergenza Gesip, sono andata in via Tiro a Segno, prendendo con me i gattini. Si trovavano in gabbie piccole, alcuni addirittura dentro dei trasportini. Vicini alla zona riservata ai cani e stressati dal continuo abbaiare degli altri animali”. La signora Narzisi ha così portato i gatti nel suo rifugio, ma accusa il Comune di non sostenere fino in fondo la sua attività. “Più volte – racconta – ho messo a disposizione la mia struttura per ospitare i gatti in attesa che l’amministrazione crei un gattile pubblico. In cambio chiedo solo del cibo e delle medicine, se ci dovesse essere la necessità. Sostegni però che mi vengono negati per un problema di autorizzazioni sanitarie”. In realtà la Narzisi più volte ha provato a mettersi in regola, chiedendo tutte le autorizzazioni necessarie, ma qualcosa non funziona. “Gran parte dei rifugi della città – chiarisce il vice sindaco Marianna Caronia – hanno difficoltà a mettersi in regola perché la destinazione d’uso del loro terreno non è compatibile con quella per cui viene utilizzata. Martedì, all’Ars, quando discuteremo della legge sugli appalti, presenterò un emendamento per far sì che tutti i rifugi possano ottenere le autorizzazioni necessarie e regolarizzare un rapporto che, di fatto, esiste già con l’amministrazione”.

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