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"Tentata estorsione", chiesta condanna a due anni per Dell'Utri

Secondo il sostituto procuratore di Milano, il senatore del Pdl insieme al boss Virga, nei primi anni '90, avrebbe chiesto soldi in nero a un imprenditore, ex patron della Pallacanetro Trapani

MILANO. Il sostituto procuratore generale di Milano ha chiesto una condanna a 2 anni di reclusione, senza la concessione delle attenuanti generiche, per il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, accusato di tentata estorsione nei confronti dell'imprenditore siciliano Vincenzo Garaffa, ex patron della Pallacanestro Trapani, in concorso con il boss mafioso Vincenzo Virga. La richiesta è stata formulata nel processo d'appello “Tris”. In aula, Dell'Utri, assistito dagli avvocati Pietro Federico e Giuseppe Di Peri, non era presente, mentre c'era l' imprenditore Garaffa, assistito dall'avvocato Giuseppe Culicchia.
La Cassazione, nelle scorse settimane, aveva annullato con rinvio una precedente sentenza della Corte d'appello di Milano con la quale i giudici avevano riqualificato l'accusa in minacce gravi e avevano dichiarato la prescrizione. In precedenza, la Cassazione aveva annullato la condanna a 2 anni per estorsione, rimandando il giudizio sempre alla Corte d'appello. La sentenza per il senatore e per Vincenzo Virga, per cui il sostituto procuratore, Isabella Pugliese, ha chiesto sempre due anni di reclusione, è prevista per domani.
Secondo la ricostruzione dell'accusa, l'imprenditore Garaffa, nei primi anni '90, aveva ottenuto una sponsorizzazione per la società Pallacanestro Trapani, di cui era presidente. Il patron aveva ottenuto circa 1 miliardo e 700 milioni di lire a lui versati attraverso Publitalia, società all'epoca guidata da Dell'Utri. Sempre secondo l'accusa, nel '92, l'imprenditore si sarebbe sentito chiedere da un funzionario dell'azienda di Publitalia la restituzione in nero di metà della somma che gli era stata data, ma Garaffa si sarebbe rifiutato. A quel punto, stando alle indagini e al racconto dell'imprenditore, ci fu l'intervento di Dell'Utri e poi quello di Virga per convincere l'imprenditore a versare i soldi chiesti. Da qui l'accusa di tentata estorsione. La Cassazione, in passato, aveva annullato una sentenza della Corte d'appello di Milano a 2 anni per Dell'Utri e Virga e poi la quarta sezione della corte d'appello il 14 aprile del 2009 aveva riqualificato il reato in minacce gravi, dichiarando il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione.
Poi il 21 aprile 2010, la Cassazione aveva annullato la nuova decisione della Corte d'appello, sostenendo che c'era bisogno di un nuovo giudizio per chiarire “l'eventuale sussistenza della minaccia, l'eventuale configurabilità della desistenza volontaria del tentativo di estorsione”. Da qui il nuovo processo che si è aperto oggi.

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