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Maxi sequestro per Zamparini, sigilli alle sue quote del Palermo

Al numero uno del Palermo è stata inviata oggi una notifica da parte della procura di Benevento che ha sequestrato conservativamente 17 milioni e mezzo di euro nell'ambito di un'inchiesta sulle autorizzazioni per costruire un ipermercato. Il patron rosanero: un’accusa che assomiglia tanto a un castello di sabbia costruito su delle falsità

PALERMO. Una vicenda extracalcistica che rovina l’allegria in casa rosanero e in particolare quella del presidente Zamparini. Al numero uno del Palermo è stata inviata oggi una notifica da parte della procura di Benevento che ha sequestrato conservativamente 17 milioni e mezzo di euro di quote del Palermo e ha chiesto gli arresti domiciliari per l’imprenditore friulano. Truffa nell’ambito della costruzione del centro commerciale di Benevento. Ecco l'accusa da parte del pubblico ministero, Antonio Clemente, secondo il quale Zamparini avrebbe ottenuto in maniera illecita le autorizzazioni per costruire l’ipermercato.

«Un’accusa che assomiglia tanto a un castello di sabbia costruito su delle falsità. Questo è il ringraziamento per un uomo come me che svolge il proprio mestiere correttamente da cinquant’anni. L’obiettivo è andare su certa stampa per fare lo scoop e dire che sono un delinquente. Sto preparando un ricorso alla Cassazione, ma mi rivolgerò anche a Strasburgo al tribunale dei diritti dell’uomo. L’unica mia colpa è avere acquistato un centro commerciale già autorizzato e avere dato lavoro a 300 persone. Una lobby locale ha cercato di non farmelo aprire e ora stanno provando a mettermi i bastoni tra le ruote in questo modo».

A questo punto, invece, cosa cambierebbe nello scenario del Palermo calcio? Prima di tutto Zamparini chiarisce due punti fondamentali. «Ad oggi l’operatività del Palermo non è bloccata perché le azioni sono depositate in Svizzera». Ma la strategia difensiva nell’immediato sarebbe un’altra e Zamparini l’ha introdotta affiancato oggi allo stadio Barbera dal suo avvocato. La sentenza ha puntato alle quote del club, «ma in attesa del ricorso – ha chiarito Zamparini – l’idea è quella di farmi sequestrare preventivamente beni di eguale valore. In questo modo, se il processo dovesse durare anni come succede sempre in Italia, il Palermo calcio continuerebbe nella suo cammino. Perché hanno puntato proprio alle azioni del Palermo? Perché sono direttamente intestate a me e l’azione legale è nei miei confronti».

Ma se anche dopo il ricorso, il sequestro dei 17 milioni di euro dovesse essere confermato, ecco lo scenario che Zamparini ha presentato, usando anche un pizzico di ironia. «Questa cifra corrisponde al 70% delle azioni del Palermo, dato che il nostro capitale sociale è di circa 24 milioni. A quel punto il pm di Benevento diventerebbe l’azionista di maggioranza e potrebbe anche convocare un consiglio d’amministrazione e nominare un nuovo presidente. È chiaro allora che se dovessi perdere il ricorso, abbandonerei il calcio per sempre. Ma spero che questa situazione kafkiana finisca, ma in Italia i diritti umani non sono rispettati. L’80% del tempo un imprenditore onesto lo passa a difendersi dallo Stato».

Il ciclone dell’inchiesta di Benevento allontana per il momento anche la suggestione affascinante che fa sognare i tifosi rosanero e cioè il coinvolgimento dello sceicco Al Hokair nel progetto Palermo. «Avrei voluto dare la bella notizia in occasione della finale di Coppa Italia. Il principe era pronto al 90% per entrare nel Palermo, ma ora come si fa con il 70% delle azioni sequestrate? Peccato, perché con lo sceicco era tutto avviato bene».

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