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San Raffaele di Cefalù, cambiare tutto per distruggere tutto

Un mio amico pugliese ha avuto l'occasione di venire a lavorare nel mondo della sanità in Sicilia e, dopo essersi scontrato più volte con la nostra burocrazia mi disse: "Questa è proprio una terra maledetta". Tale frase mi è più volte tornata alla mente soprattutto quando ho saputo del giudizio così immotivatamente negativo espresso dal nostro Ministro della Salute, nell'occasione in compagnia dell'Assessore Regionale Massimo Russo, sul San Raffaele di Cefalù reo, a suo dire, di non aver realizzato la demandatagli mission oncologica e relegato il presidio ospedaliero di Cefalù al ruolo di semplice "ospedale generalista"; il tutto per giustificare il disegno di realizzare altrove, e precisamente a Bagheria nella struttura di Villa Santa Teresa, un centro di eccellenza con altro partner privato e nuovi investimenti pubblici vanificando così sostanzialmente quelli effettuati a Cefalù.
Mai come in questa occasione ho riscontrato nelle parole del mio amico quella profonda verità, e ciò non tanto per le affermazioni disfattiste del Ministro, quanto per l'imbarazzante, connivente ed assordante silenzio tenuto a tutt'oggi dall'assessore regionale; silenzio che lascia spazio ad interpretazioni e sospetti che mi richiamano la famosa teoria gattopardiana. Voglio ricordare che come Sindaco di Cefalù mi occupai, su proposta di Gianfranco Miccichè e con l'avallo dell'allora presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, di far nascere proprio a Cefalù una Fondazione, senza scopo di lucro, che gestisse l'ospedale per trasformarlo, col know how della Fondazione San Raffaele di Milano, in un centro di eccellenza. E pur nel contrasto di tanti, oggi quel progetto è realtà con l'investimento di risorse pubbliche per tecnologie oncologiche all'avanguardia e col fondamentale sacrificio di tanti operatori come: Pace, Boniforti, Savoca, Galardi, Messana, Grimaldi, Cipolla, Blasi ecc. Ebbene mi domando, e con me credo tanti cittadini, come mai l'assessore regionale alla Sanità, della cui trasparenza il presidente Lombardo si vanta, non abbia avvertito la necessità di replicare alle ingenerose e denigratorie affermazioni del Ministro non foss'altro che per difendere il proprio operato e quello del Presidente della Regione il cui rappresentante all'interno del Cda della Fondazione riveste la più alta carica cioè quella di Presidente? E ci si chiede, ancora, che logica ha criticare un esempio di buona sanità, se proprio questo governo regionale ha fatto di tutto per rallentarne l'azione a partire dalla designazione del suo attuale presidente che, con tutti i meriti che può avere, è imparagonabile ai suoi predecessori Umberto Veronesi ed Ettore Cittadini e, cosa ancor più grave, assoggettandolo a tagli di spesa pari se non superiori a quelli effettuati nei confronti di altre strutture pubbliche improduttive e deficitarie?
Un'oculata politica sanitaria avrebbe dovuto potenziare le strutture che funzionano e nel contempo avere il coraggio di chiudere o trasformare in centri di pronto soccorso quelle inefficienti.
Sarebbe il caso di dire che dalla frase di gattopardiana memoria "cambiare tutto per non cambiare niente" si è passati a quella di effetto lombardiano "cambiare tutto per distruggere tutto".

*Segretario di Presidenza del Senato della Repubblica

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