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Lombardo: "Finiani o no, vado avanti"

Il governatore sfida Fli: "Procediamo fino al 2013 se c'è maggioranza sulle riforme". Resta comunque lontana l'intesa politica con gli alleati

PALERMO. «Si va avanti fino al 2013 se c’è una maggioranza sulle riforme, Fli o non Fli»: il giorno dopo le critiche dei finiani all’ipotesi di rimpasto e accordo politico col Pd, Raffaele Lombardo si dice pronto a fare a meno degli uomini del presidente della Camera.
Ma anche senza Fli è ancora lontana l’intesa politica di Lombardo con gli alleati. E per questo motivo il presidente manda messaggi pure al Pd. Raccogliendo le perplessità sull’accordo politico che arrivano anche da big dell’Mpa come Leanza e Musotto, Lombardo ammette che «chiunque è legittimato a esprimere qualche dubbio sul Pd. Un partito alle prese con dibattiti su refrendum, assemblee e sorteggi». Col Pd «ci siederemo intorno a un tavolo» assicura il presidente, che chiede però al principale alleato di superare le divisioni interne. E qui Lombardo cambia tono: «Su qualche esponente del Pd mi viene da ridere». Frasi riferite «non certo a Lupo e Cracolici» e dunque a Bianco e Crisafulli.
Ancora una volta il presidente si muove sfruttando le spaccature nei partiti per avere mani libere negli assetti e nell’azione di governo. Prevede una scissione fra i finiani: «Scalia non si è mai staccato dal Pdl». E incassa il sostegno all’attuale giunta tecnica di Pippo Currenti, deputato finiano dell’area Briguglio-Bocchino.
Così Lombardo prende tempo in attesa che il terzo polo si consolidi («una buona idea ma servono elezioni politiche come passaggio fondativo») e che nasca il suo nuovo partito che a giugno vedrà la fase costituente. Registrato anche il passo indietro del Pdl sulla mozione di sfiducia, Lombardo ripete che si va avanti fin quando c’è una maggioranza d’aula e rileva pubblicamente che perfino «col centrodestra s’è aperto un significativo dialogo istituzionale sulle riforme». Per questo anticipa che incontrerà il presidente dell’Ars, Francesco Cascio, per fissare la road map delle riforme.
In questo modo a pressare per un rimpasto rischia di restare solo Pd. Anche l’Udc, che pure pubblicamente si è detta disponibile, ieri nei fatti ha frenato. Il leader regionale Giampiero D’Alia ha ricomposto la frattura con la capogruppo Giulia Adamo. La deputata marsalese ha anticipato che la posizione del partito è quella di «portare avanti le riforme che sono state escluse dalla Finanziaria». E per riuscirci «si deve partire dal progetto e non dal dibattito sulle formule politiche». La giunta tecnica, è la traduzione, può ancora essere sufficiente. D’Alia e la Adamo riuniranno i deputati e i coordinatori provinciali la prossima settimana. Nell’attesa la capogruppo anticipa che fra un anno tenterà l’elezione a sindaco di Marsala: sfida che, in caso di vittoria, le imporrebbe le dimissioni dall’Ars.
E così di fronte a uno scenario in cui i finiani ritornano a guardare al centrodestra e l’Udc si mette in posizione di attesa, Lombardo - a sua volta in attesa dell’esito della vicenda giudiziaria - si ritrova paradossalmente saldamente in sella alla Regione ma ormai quasi inesistente a Roma. Il presidente è costretto a registrare il dissolvimento del suo Mpa a livello nazionale: «Abbiamo ancora un paio di deputati...». Dopo Ferdinando Latteri, con cui la settimana scorsa si è consumato lo strappo, anche Carmelo Lo Monte annuncia da Roma il suo nuovo progetto politico: «Sono pronto a fare la Lega Nord del Sud Italia». Il deputato messinese conferma i buoni rapporti col leader di Forza del Sud, Gianfranco Miccichè, e rivela di essere stato avvicinato anche dal coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini, che gli avrebbe offerto «di diventare viceministro alla Sanità per mettere in difficoltà l’assessore Russo. Mi cercano per passare di là. Vedremo».

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