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Immigrazione, gettati in mare per riti propiziatori

L'inchiesta è stata aperta su un barcone partito dalla Libia e diretto a Lampedusa. Secondo il racconto di un sedicenne ghanese, cinque profughi sarebbero stati gettati in mare per far tornare il tempo buono

AGRIGENTO. La procura della Repubblica di Agrigento ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, per omicidio plurimo di immigrati durante la traversata di un barcone con a bordo 461 persone partito dalla Libia e approdato a Lampedusa lo scorso primo maggio. L'inchiesta, come ricostruiscono oggi alcuni quotidiani, ruota attorno al racconto di un ragazzo ghanese di 16 anni che ha parlato di "riti propiziatori per far cessare l'ira degli spiriti e far tornare il mare calmo". Il minorenne, fratello di uno degli uccisi, non appena sbarcato, ha riferito tutto ai volontari dell'associazione Save the children. Il ragazzo ha parlato di "cinque profughi ghanesi assassinati e gettati in mare. Sei, invece, i nigeriani carnefici". "Eravamo in viaggio da due giorni - avrebbe spiegato il minorenne ai volontari - il mare si stava ingrossando e un gruppo di nigeriani ha deciso che l'unico modo per far tornare il tempo buono era sacrificare qualcuno di noi". Il ragazzo parla anche di "donne stuprate".     Il racconto, che viene valutato con cautela dagli inquirenti, sarebbe stato confermato da altri extracomunitari che erano sullo stesso barcone. Le testimonianze sono state raccolte anche dai poliziotti della squadra mobile di Agrigento che hanno redatto l'informativa da inoltrare in procura. "Una volta ricevuta l'informativa - conferma il procuratore capo Renato Di Natale - abbiamo aperto, come atto dovuto, un modello 45".

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