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Palermo, platani di via Libertà divorati da un fungo

Sono 65 gli alberi uccisi dal cosiddetto cancro colorato. Il Comune ne acquisterà altri da piantare lungo la strada

PALERMO. Si chiama cancro colorato ma ha già cancellato buona parte del verde di via Libertà. Il protagonista cattivo della storia è un fungo che ha ucciso 65 dei circa 400 platani centenari che abbracciano la strada salotto della città, dalla Statua fino al Politeama. Trenta arbusti sono stati abbattuti dagli operai del settore comunale Ville e giardini, dei restanti 35 molti sono già privi di fronde e presto dovranno essere tagliati. Tutto in attesa delle nuove piante da sistemare: il Comune sta conducendo una trattativa privata per l’acquisto di altri platani. “Speriamo di piantarli prima di giugno – afferma a Ditelo a Rgs, l’assessore comunale al Verde, Francesca Grisafi – in modo da poterli curare per bene in vista dell’estate, una stagione stressante per gli alberi”. L’amministrazione di Palazzo delle Aquile conta di chiudere l’affare spendendo tra i 400 e i 500 euro per ogni arbusto. In caso di esito negativo della trattativa, “rinvieremo tutto a settembre quando c’è una temperatura migliore”, chiosa l’assessore Grisafi.
Nel frattempo via Libertà, dove ieri mattina ha fatto tappa il camper del Giornale di Sicilia, le due linee di platani non sono più continue, vengono intervallate da buchi, da fusti rasi al suolo con un enorme buco al centro. Quelli che prima erano splendidi ornamenti sono ora degli enormi portacenere pieni di cicche di sigarette e di cartacce. “Bisognerebbe capire cosa succede a questi poveri alberi, perché si ammalano?” chiede Angela Antinoro, passando in bicicletta. Domenico Musacchia, responsabile del settore Ville e giardini, indica il fungo che ha colpito una delle piante ancora da segare.  I tecnici del Comune hanno effettuato l’analisi Vta acronimo di “Visual tree assessment” ovvero valutazione visiva dell’albero su basi biomeccaniche. “Il cancro colorato – spiega Musacchia - attacca dall’interno e svuota completamente il fusto. Per motivi di sicurezza, quando ci accorgiamo della malattia, siamo costretti a buttare giù il platano”. Lo smog in una delle arterie più trafficate della città, anche di sabato mattina, e uno spazio risicato per le radici fanno il resto. “Non è il loro habitat, questo è sicuro”, dice Musacchia. Anche se Giuseppe Barbera, direttore del dipartimento Culture arboree dell’Università, classifica il platano come “una delle specie più resistenti”.
Per fortuna, la maggior parte degli arbusti è ancora in piedi, ma per Ninni Terminelli, consigliere comunale del Pd occorre “tutelare con più oculatezza un patrimonio che in qualsiasi parte del mondo sarebbe gestito in modo migliore”. La pensa così anche Gaetano Alfano, che da oltre 50 anni abita nella zona della Stazione centrale e che adesso da pensionato non rinuncia quasi mai alla passeggiata a piedi in via Libertà: “Occorre provvedere al più presto per salvare il verde anche se noto un’indifferenza totale”. Giuseppe Lo Cascio, fioraio del chiosco all’angolo con piazza Mordini, è quasi un addetto ai lavori: “Mi accorgo subito che c’è qualcosa che non va, quando gli alberi cominciano a deformarsi”. In effetti, ce ne sono parecchi rinsecchiti lungo i marciapiedi che dividono la strada in tre corsie. Fermo al semaforo in una di queste c’è Melchiorre Di Carlo, in sella alla sua bici, 77 anni portati alla grande. “Non capisco tutti quei giovani che continuano a utilizzare l’auto. Ecco se magari i ragazzi lasciassero a casa la macchina, forse questi alberi avrebbero più speranze di sopravvivere”. Scatta il verde, Di Carlo saluta e pedala lungo la via dove il verde sta sparendo per colpa del cancro colorato.

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