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Papa Wojtyla beato, tempi rapidi anche per la santificazione

Manca solo il riconoscimento di un secondo miracolo per fare santo Giovanni Paolo II. “Sono già molte le segnalazioni giunte "da tutto il mondo", ha affermato il cardinale Angelo Amato

PALERMO. Trecentomila furono i fedeli che riempirono piazza San Pietro e il lungotevere fino a Castel Sant’Angelo nel giorno dei funerali di Papa Giovanni Paolo II. Su tutti sventolavano bandiere di Polonia, Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Usa, Romania, Croazia, Kosovo. Altrettante se ne attendono per la sua beatificazione, domenica primo maggio, nuovamente a piazza San Pietro. Un processo, avviato il 28 giugno 2005, arrivato a destinazione a soli sei anni dalla morte del Papa e caratterizzato da «rapidità e rigore». Ed è con la stessa “accelerazione” che si sta lavorando anche per far diventare santo il Papa di Cracovia che durante il suo pontificato lottò contro i regimi comunisti dei Paesi dell’est, riuscendo a farli crollare.
 
SANTO SUBITO. Il popolo del "Santo subito" che, domenica primo maggio, affollerà piazza San Pietro per celebrare la beatificazione di Giovanni Paolo II, non dovrebbe attendere molto per tornare in piazza a festeggiare anche la definitiva consacrazione della santità di papa Wojtyla. Per il passaggio da beato a santo, infatti, manca solo il riconoscimento di un secondo miracolo avvenuto per intercessione del Pontefice polacco. Il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, assicura che si sta lavorando con la stessa "rapidità" e con lo stesso "rigore" adottati fin qui perché anche quest'ultimo passo venga compiuto. Sono già "molte", infatti, le segnalazioni di presunti miracoli giunte "da tutto il mondo". « Adesso spetta alla Postulazione sceglierne una – dice il cardinale - e vedere, con l'aiuto di specialisti, quale miracolo potrebbe essere preso per far sì che si possa procedere con l'esame giuridico del miracolo».

IL GRANDE NEMICO DEL MURO. A sei anni dalla morte e a pochi giorni dalla beatificazione è acquisito il ruolo di Giovanni Paolo II nel crollo repentino dei regimi della "cortina di ferro". «Non è stato il Papa, ma il cristianesimo ad avere un ruolo determinante nella caduta del Muro». Così parlava Giovanni Paolo II, in una intervista alla Stampa nel 1993. Non a caso, il Kgb e i servizi segreti dell'Est europeo sussultarono quando l’arcivescovo di Cracovia fu eletto Papa quel 16 ottobre 1978, ma non avrebbero mai immaginato quanto un papa polacco avrebbe potuto fare per il crollo dei regimi comunisti nell'Est Europa. E in Vaticano molti restano convinti che i servizi segreti di quei paesi abbiano armato la mano di Alì Agca, il killer turco che il 13 maggio del 1981 ha attentato alla vita di Giovanni Paolo II. Lo sconcerto dei governi comunisti all'elezione del papa polacco è descritto nella biografia di Wojtyla, pubblicata da Andrea Riccardi. «Fu un errore dovuto alla fiducia nella tradizione del papato italiano e alla incapacità di attribuire alla Chiesa cattolica una forza di immaginazione creativa», rileva lo storico cattolico.

IL MAGISTERO DEL PAPA. In quasi 24 anni Giovanni Paolo II  ha scritto 14 encicliche. Un primo trittico, pubblicato tra il ’79 e l’86, riguarda le tre persone della Trinità: "Redemptor hominis”, su Cristo; ''Dives in misericordia" su Dio padre e la "Dominum et vivificantem" sullo Spirito Santo. Il secondo nucleo, composto tra il 1981 e il 1991, riguarda la dottrina sociale della Chiesa e comprende la "Laborem exercens"; la "Sollicitudo rei socialis" e la "Centesimus annus”. La "Slavorum apostoli", del 1985, è dedicata ai santi che diedero un "contributo eminente" alla formazione delle "radici cristiane europee". La "Redemptoris mater", 1987, è una riflessione sul cammino di fede della Madonna. Con la "Redemptoris missio" del 1990, il Papa riafferma la "validità del mandato missionario della Chiesa". La "Veritatis splendor" del 1993 sostiene che i cristiani hanno il dovere di seguire l'insegnamento morale della Chiesa. La "Evangelium vitae" del 1995 è un appello mondiale che prende le distanze dalla pena di morte e dal l'aborto. Nella "Ut unum sint" del 1995, Giovanni Paolo II pone la ricerca dell'unità tra cristiani come principale impegno in vista del Duemila. La "Fides et ratio", per i vent’anni di pontificato, è un’esaltazione della ragione umana. Infine, l’ultima enciclica, la "Ecclesia de eucharistia", 2003, ribadisce che per comunicarsi bisogna essere in "stato di grazia", escludendo ancora una volta i conviventi ed i divorziati risposati.

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