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Formazione, perché pagare anche gli allievi?

L’assessore Mario Centorrino ha preparato il tariffario per i corsi di formazione. Ha fissato il tetto di 135 euro come costo orario. Lodevole iniziativa di trasparenza. Viene fissato un budget da cui dovrebbe essere impossibile sfuggire. Una regola di buona amministrazione che andrebbe applicata con rigore in tutti gli uffici regionali. In questa ottica di buona amministrazione non si capisce allora la diaria di 4,16 euro da assegnare ad ogni alunno.
Il compenso, annuncia trionfante il capo di gabinetto Nino Emanuele, sale a 1,50 euro l'ora per i corsi finanziati dal Fondo Sociale Europeo. Una piccola mancia di cui, francamente, non si coglie fino in fondo la necessità. Gli studenti pagati per entrare in aula? Mario Centorrino è un docente universitario e converrà che un'operazione del genere è abbastanza inconsueta. Chissà che cosa accadrebbe se le nostre facoltà dessero ai ragazzi uno stipendio per studiare? Nella migliore delle ipotesi ci sarebbe un aumento vertiginoso degli studenti fuori-corso. E allora perché retribuire la frequenza dei corsi regionali? Perché si tratta di una vecchia usanza.
Un'eredità dei tempi in cui, per incitare i giovani a completare il loro percorso di formazione, veniva loro offerto un piccolo compenso. Ma oggi? In anni in cui è disoccupato un giovane su tre a che serve questa mancia? Scopi sociali è la risposta. Ma è davvero così? Non sarebbe più opportuno riorganizzare il sistema abolendo la diaria? Ai ragazzi veramente bisognosi potrebbero essere assegnate delle borse di studio. Le risorse risparmiate potrebbero avere una destinazione più utile. Per esempio riducendo i costi per la Regione. Oppure, volendole lasciare nel circuito della formazione, si potrebbe alzare il compenso ai docenti. In questa maniera, forse, sarebbe possibile attrarre professionalità migliori rendendo i corsi della Regione meno inutili di adesso. Sarebbe comunque un guadagno.

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