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Lombardo: vado avanti finché ci sono i numeri

Il presidente della Regione: "Per il momento nessun rimpasto, ma dopo la Finanziaria bisognerà riconsiderare tutto"

PALERMO. Non si dimetterà in caso di rinvio a giudizio nè si autosospenderà. Resterà il presidente della Regione «fino a quando ci sono i numeri per andare avanti». Per il momento, inoltre, «non ci sarà rimpasto» anche se dopo la Finanziaria «bisognerà riconsiderare tutto». Dal suo studio a Palazzo d’Orleans, fra le decine di foglietti in cui si diverte a disegnare forme astratte e gli appunti con i posti di sottogoverno da assegnare, Raffaele Lombardo usa la formula dell’avviso ai naviganti alla vigilia del voto decisivo sulla Finanziaria.
È un presidente di buon umore, che ostenta tranquillità anche sulla vicenda giudiziaria: «Stiamo preparando la mia memoria difensiva, ho svolto riunioni con i miei avvocati martedi e sabato a Roma». Ricorda che «la Procura è ancora senza un capo» e precisa di «non aver deciso se scegliere il rito immediato». Ma si dice certo che «dalle ultime carte depositate non risulta nulla di nuovo contro di me. Questa storia è solo una serie di niente, balle grandi quanto una casa. Lo dimostrerò». Lombardo rivela che «un gruppo di studenti che sta analizzando per me le carte mi ha detto che ci sono elementi molto interessanti». E aggiunge che anche la sua conferenza stampa di settembre - in cui diede la sua versione dei fatti contestati - è finita agli atti dell’inchiesta.
Ma poichè, superata la Finanziaria, sarà alle mosse della Procura di Catania che la politica tornerà a guardare, ecco che Lombardo anticipa la linea: «Continuerò il mio lavoro finchè avrò i numeri». Parole che arrivano poco prima dell’annuncio del segretario del Pd, Giuseppe Lupo: «La riunione chiesta da Bersani per discutere della situazione politica regionale si terrà il 2 maggio al Florio Park Hotel di Cinisi. Saranno presenti, oltre ai membri dell’esecutivo regionale, anche i parlamentari regionali e nazionali e i segretari provinciali». Ci sarà anche Maurizio Migliavacca, spedito in Sicilia da Bersani. Lupo precisa che «non si voterà un documento. Si farà il punto anche in vista dell’assemblea del partito convocata per l’8 maggio». Sarà, come chiede l’ala ostile del Pd, il primo passo per staccare la spina al governo?
Lombardo qualche messaggio al Pd lo manda già: «Udc e Fli hanno assessori più rappresentativi, il Pd ha meno assessori a lui vicini. Certo, c’è chi vuole un governo poli-tecnico. Ma per ora non ne parliamo». Poco dopo, riprendendo proprio le parole usate due settimane fa da Bersani, Lombardo però darà un segnale al principale alleato: «Dopo la Finanziaria bisognerà riconsiderare tutto». E a chi, sempre nel Pd, fa circolare la proposta di una sua sospensione in caso di rinvio a giudizio con poteri che passerebbero al vicepresidente Giosuè Marino, risponde: «Escludo mezze misure». Mosse che puntano a sottrarre il suo destino politico da quello giudiziario, solleticando le ambizioni di vari esponenti del Pd e anche dell’Udc, principali partners in caso di rimpasto. Ma Lombardo chiede una fiducia incondizionata e non a caso guarda alla linea dell’ala di maggioranza del Pd. Resta forte, fortissimo, il feeling col capogruppo Antonello Cracolici: «Se c’è una persona che non mi ha mai chiesto niente in termini di vantaggio personale o di partito è proprio Cracolici».

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