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Truffe informatiche: fermi e arresti a Urbino

ROMA. Almeno 10 mila truffe informatiche, per diversi milioni di euro. Le ha scoperte la polizia di Urbino, che ha arrestato o sottoposto a fermo 14 persone, soprattutto liberiani e nigeriani, ne ha denunciate 35 mentre altri due stranieri si sono resi irreperibili e vengono attivamente ricercati.    Le indagini, coordinate dal pm di Pesaro Silvia Cecchi, si riferiscono ad un periodo compreso fra il 2006 e il 2011. Ad avviarle, era stata la denuncia di un italiano che sul suo conto corrente si era visto addebitare l'acquisto con la sua carta di credito - in realtà mai fatto - di materiale informatico presso un grande centro commerciale. Gli investigatori sono così arrivati a individuare una banda, attiva in tutta Italia, che si serviva di terze persone - anche all'estero - altamente specializzate e in grado di ottenere i codici delle carte di credito, oltre che di 'talpe' all'interno dei circuiti del credito che estrapolavano le informazioni utili e le confezionavano in 'pacchetti' da rivendere poi ad organizzazioni criminali.   


Tra i sistemi per 'rubare' i dati, la copiatura con apparecchiature elettroniche abusivamente installate negli sportelli bancomat; l'estrapolazione attraverso il circuito internet di dati che i clienti affidano alle aziende; la forzatura dei sistemi di protezione.    Una volta acquistati i 'pacchetti', la banda finita nel mirino della polizia urbinate faceva acquisti on line o pagamenti di vario tipo (anche il saldo delle tasse e versamenti Inps).     L'organizzazione si avvaleva di 'collettori' ai quali si rivolgevano i committenti, nella maggior parte extracomunitari, per il pagamento di fatture per servizi o l'acquisto di merci (soprattutto nel campo dell'elettronica. Terminata la raccolta delle commissioni, il 'collettore' le girava a una delle figure di vertice che deteneva i codici e materialmente effettuava l'acquisto o il pagamento via Internet. In questo giro, il committente versava una somma pari al 50-70% del valore effettivo dell'acquisto al collettore, questo tratteneva il 70% del compenso e versava il restante 30% alla figura di vertice.    Le indagini hanno interessato diverse città in varie regioni: oltre alle Marche, Veneto, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Campania, Sicilia e Clabria.

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