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Lombardo: non mi dimetto ma non resto a vivacchiare

Il presidente della Regione risponde al Pd che nelle ultime ore ha parlato di volere "riconsiderare" la situazione politica siciliana. "Se non ci sono le condizioni si torna a verificare come stanno le cose con il corpo elettorale"

PALERMO. "Annuncia che non intende" stare a vivacchiare, se non ci sono le condizioni per governare". Poi esclude "un cambio di maggioranza" e precisa: "Non mi dimetto, ma non mi sento abbarbicato o appiccicato alla poltrona. Se non ci sono le condizioni si tornerà a verificare come stanno le cose con il corpo elettorale". Non si tira indietro il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo. E rivendica i meriti del suo governo nell'azione riformatrice e contro la illegalità in una conferenza stampa convocata all'indomani delle dichiarazioni di Pier Luigi Bersani che ieri aveva annunciato di volere "riconsiderare" la situazione politica nel governo della Regione e il sostegno del Pd. Una stoccata arrivata dopo che la Procura di Catania aveva nei giorni scorsi notificato al governatore l'avviso di chiusura indagini su un'inchiesta in cui Lombardo è coinvolto con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. E oggi giunge anche la bordata di Walter Veltroni: "In Sicilia occorre svolgere un referendum nel Pd per decidere sul sostegno alla giunta Lombardo - dice l'ex segretario dei democratici - La mia opinione è che non si debba più sostenere l'esecutivo". Ultimatum che fa sorridere a denti stretti il governatore, in camicia e cravatta, nella sala degli specchi di Palazzo d'Orleans, circondato dai giornalisti. Alza gli occhi al cielo e poi sussurra: "Veltroni è nostalgico dello zero a 61. Ha fatto la sua proposta, rispettabile anche questa, ma gli dico che non ci sarà bisogno di referendum". Il governatore si riferisce a quando nel 2001 l'allora Casa della libertà conquistò alle consultazioni politiche tutti i 61 collegi uninominali in Sicilia. Con Veltroni si schiera invece il senatore del Pd Ignazio Marino che chiede "le dimissioni di Lombardo e il ritiro dell'appoggio al suo governo tecnico". Posizioni non condivise dal capogruppo del Pd all'Ars Antonello Cracolici, uno dei sostenitori dell'appoggio alla giunta regionale: "Questo clima da 'caccia alle streghe' che qualcuno all'interno del centrosinistra vuole istaurare, è insopportabile", afferma. Ed é proprio Lombardo a citare le mosse in nome della legalità messe in campo dal suo governo e cita lo stop ai termovalorizzatori e il risanamento della Sanità". Azioni che gli vengono riconosciute anche dal senatore del Pd, Beppe Lumia che sostiene: "Chi all'interno del Pd nel passato ha causato danni incalcolabili non può tornare ad alzare la voce e impedire che la sfida delle innovazioni proceda". In ogni caso Lombardo non intende accusare i pm che lo hanno indagato: "Questo governo con le sue riforme ha messo in atto un contrasto alla mafia senza eguali. - dice - Ma mi accorgo che c'é una presunzione di colpevolezza nei miei confronti. Di certo rispetto la magistratura, l'ho sempre rispettata, continuerò su questa strada e non farò come il Cavaliere, perché non sono garantista". E entrando nel merito dell'inchiesta della procura di Catania afferma: "Leggerò gli atti e li leggeremo tutti. Io a questa gente non ho dato né passaggi in macchina, ne assunzioni, né incarichi, né appalti e né favori. Io...". Il banco di prova della maggioranza sarà il voto delle prossime settimane sul bilancio. Se si dovesse arrivare ad elezioni anticipate il governatore afferma di guardare "con interesse al Terzo polo, un riferimento importante e un ancoraggio serio". E lascia intendere che non esclude una sua ricandidatura. Poi per stemperare le polemiche con il sottosegretario Gianfranco Micciché, Lombardo chiede "scusa a chi ho offeso in questi giorni".

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