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Le carte dell’inchiesta Iblis: "Favori ai boss in cambio di appoggi elettorali"

Nell’indagine, che coinvolge Raffaele Lombardo e il fratello Angelo, emergono intercettazioni tra capimafia che svelano incontri e rapporti diretti con il presidente. Ma i mafiosi si lamentavano per gli impegni disattesi dal governatore

CATANIA. Intercettazioni ambientali di mafiosi che parlano tra loro in carcere, acquisizioni documentali su appalti e affari e dichiarazioni di alcune persone arrestate. Sono le prove, contenute in 70 faldoni e 56 fascicoli, che confermerebbero quanto già emerso durante le indagini dei carabinieri dei Ros sull’inchiesta Iblis, che vede imputati per concorso in associazione mafiosa il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e il fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa.
I voti e l’appoggio elettorale sarebbero arrivati in cambio del “controllo diretto e indiretto di attività economiche, concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici” offerti ai vertici di Cosa nostra catanese, in particolare alla famiglia Santapaola. Il contributo dei fratelli Lombardo sarebbe stato esercitato anche attraverso “le attività politico-amministrative di esponenti della loro stessa area”, disposti ad “agevolare la distribuzione di appalti, concessioni, licenze, finanziamenti anche ad imprese a disposizione dell’associazione mafiosa, posti di lavoro e altre utilità”. Quasi dieci anni di “accordi”: dalle elezioni europee del 1999 e del 2004 alle provinciali del 2003, alle comunali e regionali del 2008. L’indagine, guidata dai sostituti Giuseppe Gennaro, Antonino Fanara, Agata Santonocito e Iole Boscarino, coinvolge anche altri politici, tra cui i deputati regionali del Pid, Fausto Fagone, e di Gruppo misto, Giovanni Cristaudo. Tra le intercettazioni agli atti di Iblis, il boss Vincenzo Aiello afferma di aver dato al governatore, per la campagna elettore, il due per cento di una «messa a posto», un’estorsione ai danni di un centro commerciale. Mentre un altro boss, Rosario Di Dio, parla dei propri rapporti diretti e degli incontri con il presidente, avvenuti vicino alle regionali di tre anni fa. Tra le migliaia di carte, i legali di Raffaele Lombardo dispongono di venti giorni per stabilire una linea di difesa: entro il 29 aprile potranno tornare a chiedere l’interrogatorio del loro assistito o scegliere una memoria difensiva. L’elemento su cui batte la difesa, finora, è rappresentato dalle lamentele dei mafiosi sul mancato rispetto da parte del governatore dei presunti accordi siglati prima delle elezioni.

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