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Si difende l'avvocato arrestato per riduzione di schiavitù: "L'ho solo aiutato"

Fabio Trigali, il civilista di Partinico finito in carcere con l'accusa di aver segregato e picchiato un giovane indiano di 38 anni, rigetta tutte le accuse: "Non era alle mie dipendenze, era un nomade trovato nel mio terreno"

PARTINICO. Si è difeso dimostrando che i vicini avrebbero avuto dei motivi per accusarlo l'avvocato civilista Fabio Tringali, finito in carcere con l'accusa di aver segregato un giovane indiano di 38 anni nella sua campagna a Partinico (Pa), picchiandolo, minacciandolo di morte, sequestrandogli documenti e cellulare, facendolo vivere in condizioni miserabili. L'avvocato ha rigettato l'accusa di riduzione in schiavitù in quanto, ha detto, "l'indiano non era alle mie dipendenze, non ne ho bisogno. Era un nomade. Più volte l'ho trovato nel mio terreno e l'ho aiutato dandogli vestiti, scarpe e cibo. Non l'ho mai segregato".

L'indiano aveva raccontato nel novembre scorso di essere riuscito dopo cinque mesi a fuggire dalla tenuta in contrada Volpe andando dai carabinieri per denunciare la drammatica storia. Tornato nella tenuta sarebbe stato massacrato dal legale.

Tringali ha poi demolito le testimonianze dei vicini, gli Abbate, che lo avrebbero accusato per vendicarsi delle numerose denunce dell'avvocato nei loro confronti per invasione di terreno, danneggiamenti e pascolo abusivo. Tringali ha dimostrato che ci sono dei processi in corso nei loro confronti. Gli avvocati di Tringali, Mauro Torti e Nino Mormino hanno già presentato istanza di scarcerazione su cui il gip Luigi Petrucci si pronuncerà nel pomeriggio

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