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Napolitano furioso: "Basta guerriglia in Parlamento"

Il Capo dello Stato convoca i capigruppo per fare il punto sulle ultime vicende politiche e le forti tensioni che stanno caratterizzando l'attività. "Il più grande problema della politica italiana è la iper-partigianeria che rende impossibile il dialogo e il confronto"

ROMA. Il Capo dello Stato convoca i capigruppo parlamentari per fare il punto sulle ultime vicende politiche e le forti tensioni che stanno caratterizzando l'attività del Parlamento. Giorgio Napolitano, rientrato ieri da una lunga visita a New York avrebbe espresso preoccupazione, secondo quanto trapela in ambienti parlamentari, per una situazione che porta la politica ad eccessive divisioni e per il momento non facile che sta attraversando il paese.    


Concetti che il presidente della Repubblica aveva rimarcato anche l'altro ieri in una lunga intervista pubblica alla Ny  University. "Io non faccio commenti su nessuna personalità politica italiana. Parlo più in generale e dico - aveva detto - che il più grande problema della politica italiana è l'iper-partigianeria che produce una guerriglia quotidiana e rende impossibile il dialogo ed il confronto, determina una delegittimazione reciproca dei competitori politici". Da qui la preoccupazione ed alcuni richiami e consigli, formulati oggi, ad abbassare i toni ed al rispetto delle regole. Argomentazioni che alcuni settori del Pdl leggono come un nuovo monito sulla eventualità che l'acuirsi dello scontro renda impossibile il proseguo della legislatura con conseguente scioglimento anticipato delle Camere. Ipotesi che Silvio Berlusconi non ha affrontato direttamente nel corso dei numerosi incontri avuti a Palazzo Grazioli.


Tuttavia, ministri e dirigenti a lui vicini leggono le parole del presidente del Consiglio (sull'imminente allargamento della maggioranza e la compattezza del centrodestra) come una risposta indiretta ai timori del Quirinale.      Oggi sono saliti al Colle i presidenti dei gruppi di Pdl, Pd e Udc. Per domani sono previsti incontri, si rende noto sempre in ambienti parlamentari,con altre forze politiche.       Il ministro Ignazio La Russa intanto dovrà aspettare martedì per sapere se il suo "vaffa" gli impedirà, come chiede il centrosinistra, di votare in Aula togliendo un voto alla maggioranza ogni giorno alle prese con i numeri parlamentari. Il coordinatore Pdl conferma la sua versione ma il collegio dei questori di Montecitorio "deplora" il gesto del ministro dopo aver visionato i filmati della bagarre. D'altra parte è lo stesso Senatur a riprendere La Russa che "ieri doveva stare zitto".   


Tocca al presidente della Camera Gianfranco Fini comunicare all'Aula che il collegio dei questori ha "deplorato" il comportamento del ministro. E aggiungere che "quanto avvenuto ieri è senza precedenti". Proprio l'inesistenza di un precedente di un ministro che insulta spiega la difficoltà dell'ufficio di presidenza di decidere una sanzione. Per il centrosinistra, da ministro potrebbe partecipare ai lavori dell'aula ma, in quanto deputato sanzionato, gli sarebbe impedito il diritto di voto. La maggioranza, invece, vorrebbe solo una censura. La Russa, dal canto suo, si dice "dispiaciuto" ma ribadisce di non aver offeso Fini e comunque di essere stato ieri, quando è uscito a piazza Montecitorio, "vittima di un'incredibile aggressione organizzata".     Ma, al di là delle sanzioni, la condanna politica per il coordinatore del Pdl va oltre gli attacchi del centrosinistra. Bossi non gli risparmia ironia: "Doveva stare zitto, così si fa il gioco delle opposizioni. E poi se aveva paura, non doveva andare in piazza...". Una stoccata che si unisce ai mal di pancia dentro il Pdl. Oggi l'ex ministro Claudio Scajola, che comunque ha bloccato la raccolta di firme promossa dai suoi per chiedere le dimissioni da coordinatore e da ministro, torna alla carica sostenendo: ieri "alla Camera abbiamo visto uno spettacolo non degno".

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