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Ore di ansia a Lampedusa, si temono barconi dalla Libia

Il rischio è che Gheddafi possa far partire decine di imbarcazioni come ritorsione verso quell’Europa che lo ha tradito. Caruso ha chiesto alla marina una nave per ospitare gli extracomunitari

LAMPEDUSA. Più degli scud di Gheddafi, l'ultimo lembo di Italia teme le decine di barconi che il Colonnello potrebbe far partire come ritorsione verso quell'Europa che prima l'ha tradito e ora lo bombarda: se arrivassero, Lampedusa non avrebbe più scampo. E la fragile tregua che a fatica tiene ancora insieme i 3.800 immigrati presenti sull'isola e i 6 mila residenti, si dissolverebbe in un istante, con conseguenze difficilmente prevedibili. A Lampedusa nessuno ha visto passare i caccia francesi che sono andati a bombardare le installazioni militari libiche. E hanno preso come un buon auspicio le informazioni fornite dal premier Berlusconi e dal ministro della Difesa Ignazio La Russa secondo le quali i missili del rais non potrebbero raggiungere Lampedusa. Ma tutti sanno - e vedono - che il problema più urgente è quello di svuotare al più presto l'isola dalla "bomba ad orologeria" rappresentata dalle migliaia di migranti che bivaccano lungo le strade del paese, in netta maggioranza rispetto ai residenti. Lo sanno bene le autorità, tanto che ieri il commissario straordinario, il prefetto di Palermo Giuseppe Caruso, ha chiesto ufficialmente alla Marina Militare una nave per poter ospitare gli extracomunitari e decongestionare così il Centro di accoglienza, che con 2.600 persone a fronte degli 800 posti disponibili è ormai diventato una struttura invivibile, a rischio sanitario e non solo. E' probabile dunque che già domani arrivi in zona la nave San Marco, attualmente in porto ad Augusta, per accogliere circa 700 immigrati in attesa che si liberino i posti negli altri Centri in Italia. E va proprio in questa direzione la seconda richiesta del prefetto: convogliare al più presto nel villaggio di Mineo i duemila richiedenti asilo ospitati attualmente nei Cara, per avere a disposizione quei posti che mancano e trasferire così gli immigrati. Il personale del Dipartimento della Protezione Civile ha invece fatto un sopralluogo nella zona della ex base Loran, dove dovrebbe essere realizzata una tendopoli: con la nave da porto Empedocle arriveranno domani tende e bagni chimici che dovrebbero consentire di allestire un campo per circa 500 persone. Ennesima soluzione tampone, ma sempre meglio della pensilina della stazione marittima, dove da ieri stazionano un migliaio di extracomunitari sbarcati nelle ultime ore.   
L'unica cosa certa, al momento, è però che da Lampedusa sono partiti solo 300 dei 3.800 presenti e che la situazione resta esplosiva. Tanto che è sceso in campo anche il presidente della Repubblica, informato dal sindaco di Lampedusa. Giorgio Napolitano ha infatti espresso vicinanza alla popolazione dell'isola per le difficoltà che sta affrontando e per l'impegno con cui contribuisce a superarle. Ma soprattutto il capo dello Stato ha rivolto a tutte le regioni italiane un appello "alla più ampia solidarieta" sul piano dell'accoglienza. Perché è impensabile che Lampedusa possa farsi carico da sola del problema. Parole che danno speranza al sindaco Dino De Rubeis. "Siamo fiduciosi che in 24-48 ore la situazione possa migliorare - dice -. Abbiamo avuto  rassicurazioni che entro martedì il governo darà risposte certe". Di qui "l'invito alla calma" rivolto alla popolazione" dopo la 'rivolta' di ieri, quando alcune decine di abitanti hanno impedito per ore alle motovedette cariche di migranti di attraccare in porto.    
Più delle parole, a calmare i lampedusani è stato comunque l'annuncio dell'arrivo della nave della Marina, segno che qualcosa effettivamente si sta muovendo. Anche perché si sta avvicinando la stagione estiva e i numeri dicono che le prenotazioni sono già calate del 25%. Una prospettiva che Lampedusa non può permettersi, visto che di turismo vivono i 6 mila residenti. Per le vie del paese si respira dunque un'aria d'attesa. Ma è una calma apparente, pronta ad esplodere:  un'avvisaglia si è avuta nel pomeriggio davanti al municipio, quando alcuni esponenti di Forza Nuova si sono fronteggiati a muso duro con un gruppetto di immigrati. Qualche momento di tensione, qualche urla e nulla di più. Ma basta una scintilla per far scoppiare l'incendio. Ecco perché sono arrivati sull'isola rinforzi di polizia e carabinieri, assieme ad un centinaio di militari impegnati nella sorveglianza del Centro di accoglienza.

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