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Ars, il dialogo in otto punti

Ecco i paletti nella bozza che ha sbloccato lo stallo all’Ars. A scrivere il testo il capogruppo del Pdl Leontini

PALERMO. Otto punti scritti a mano e a stampatello su un foglio di carta, controfirmato dai capigruppo dell'Ars, con norme da aggiungere o togliere a quelle già inserite nel testo di legge elettorale per gli enti locali all'ordine del giorno del parlamento. E' il testo frutto della mediazione che ha consentito di sbloccare la situazione di stallo all'Assemblea. A scriverlo è stato il capogruppo del Pdl, Innocenzo Leontini, che in sala stampa mostra il foglio con soddisfazione per il lavoro fatto: "Ecco, da questo testo, firmato dagli altri parlamentari, si può togliere ma non si può aggiungere nulla, questo è l'accordo".
La bozza contiene otto norme aggiuntive e soppressive di articoli previsti nel ddl all'odg sulle quali i gruppi parlamentari si confronteranno attorno al tavolo tecnico-politico che è stato deciso di costituire con l'obiettivo di definire un maxi-emendamento condiviso da tutti.     In base all'intesa, dunque, viene fatta salva una delle norme più importanti per il Pd e già contenute nel ddl all'odg dell'Ars: il voto confermativo per candidati a sindaco (e presidente di Provincia) e candidati consiglieri, che elimina l'effetto trascinamento previsto dall'attuale legge.     
Gli otto punti su cui i deputati, di maggioranza e minoranza, si confronteranno per decidere se inserirli o meno nel ddl sono: applicazione della legge a partire dal 2012 con l'incompatibilità tra sindaco e deputato (ineleggibilità a partire dal 2012); estensione del maggioritario ai comuni fino a 15mila abitanti; eliminazione della multipreferenza di genere e mantenimento della preferenza unica (se si insiste le preferenze non rimangono due); elezione diretta del presidente di circoscrizione; divieto di nomina ad assessore comunale e provinciale di parenti e affini di 4° grado dei consiglieri comunali e provinciali; eliminazione del referendum popolare promosso dai cittadini; terzo mandato del sindaco nei comuni fino a 5mila abitanti; sfiducia al presidente del consiglio comunale o provinciale, a maggioranza.  

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