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Lo scudetto è una questione milanese

Il Palermo di Cosmi, affondato dalla Lazio di Reja, deve ringraziare il suo benefattore che, per presunto eccesso d'amore, lo sta massacrando. Rispetto Zamparini, ho simpatia per il vecchio Serse, l'Uomo del Fiume, ma continuo a pensare che l'allontanamento di Delio Rossi sia uno degli errori più clamorosi del vulcanico presidente rosanero, paradossalmente quasi timoroso - così spiego il gesto suicida - di non apparire il mangiallenatori ben noto alle cronache, di non sembrare abbastanza coraggioso agli occhi dei suoi critici. Gli piace scherzare col fuoco, insomma, e menar vanto di grande competenza, quella che i suoi allenatori - Guidolin e Rossi sicuramente i migliori - a suo avviso non hanno. Per questo li ha cacciati. (Guidolin tornò, tornerà anche Delio?). Peccato: il confronto di Roma meritava di veder Lazio e Palermo affrontarsi ad armi pari. E invece i siciliani hanno affrontato il match con una sorta di smarrimento che li ha consegnati alla sconfitta eppoi a una resa che dovrebbe, questa sì, offendere il sensibilissimo patron rosanero.



Senza affanno, senza danno, restano soltanto le signore di Milano. Proprio mentre s'avvicina la Champions, Milan e Inter giocano un derby a distanza per far sapere che son pronte per l'Europa ma anche per la stracittadina che s'avvicina e dovrà forse decidere l'assegnazione dello scudetto, sempre che il Bari o il Brescia, prossimi avversari delle milanesi, non decidano di fare i guastafeste. Una rapida valutazione tecnica mi porta a dire che - nonostante le apparenze - il successo dei rossoneri sulla Juve è molto più importante e qualificante della goleada inflitta dai nerazzurri al Genoa; quella di San Siro, infatti, mi è parsa una festa in famiglia - magari un po’ grossolana - organizzata dal Superclub per il Fornitore Ufficiale: Ranocchia, ultimo arrivato dal Genoa all'Inter, ha fatto egregiamente la sua parte - non era difficile - mostrando che Leonardo ormai ha trovato gli uomini, i reparti e le situazioni ideali per tentare di saper fare il Mourinho senza bisogno di chiedergli lumi. Ma Allegri ha fatto di più: ha azzerato una Juve che andava orgogliosa (scioccamente, a mio avviso) dei successi che sapeva ottenere a spese delle grandi rivali, proprio mentre perdeva punti (e faccia) con gli avversari più modesti; apprezzabile, fra l'altro, il senso della misura dei rossoneri che si sono accontentati della Ciofeca di Gattuso (così Rino Ivan il Terribile ha definito il suo gollaccio) per metter sotto la Vecchia Signora, riducendo i rischi ed esaltando il senso tattico della sua brigata rossonera anche in chiave di risultato.


Alla Juve, peraltro, è bastato perder l'onore per un gol dopo aver perduto la faccia a Lecce e con il Bologna, e infatti Delneri ha tenuto a precisare che l'ultima sconfitta di sabato sera era figlia delle due precedenti, come dire che potrebbe essere madre della prossima: non scherzo, sabato sera era difficile aver paura del Cesena ma dopo il passaggio di Uragano Giaccherini a Marassi la Juve può davvero preoccuparsi. Se la società bianconera deciderà di tenersi il buon Gigi ormai nel pallone (gliel'ho anche detto, non mi pare che m'abbia contestato) non è escluso che tocchi proprio agli sbarazzini romagnoli dargli il benservito. Io - se fossi in Agnelli - chiamerei Lippi e gli affiderei la Sovrintedenza Bianconera, visto che nessun altro, nel club bianconero, ha forte perizia tecnica, comunque non Marotta gran conoscitore di uomini e di mercato (un po’ deludente, in effetti).



Non ho citato, per la zona alta della classifica, la Roma, tecnicamente ingiudicabile visto che tanto a Bologna quanto a Lecce ha goduto di «aiutini» arbitrali, mentre in condizioni normali ha pareggiato con un Parma quasi disperato. Il Napoli può ritenersi abbastanza sicuro di andare in Champions, ammesso che i fischietti smettano di bastonarlo. E allora si può dare per scontato che - come dicevo - sarà il derby milanese a decidere lo scudetto. Mi diceva ieri sorridendo Pazzini che lo diverte l'idea di sfidare il suo ex compare (e ancora amico, anche a Milano) Antonio Cassano per una così alta posta in palio.

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