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Amia Essemme, rischio licenziamento per 360 dipendenti

Risultano economicamente in esubero per il mancato pagamento del personale addetto a servizi aggiuntivi da parte di Amia Spa. Il presidente, Filippo Cucina, ha già avviato la procedura

PALERMO. Continua la battaglia tra l’Amia e l’Amia Essemme sulla quantità dei trasferimenti che quest’ultima pretende (27 milioni all’anno) e su quelli effettivamente ottenuti (18 milioni). Per questo, il presidente di Amia Essemme, Filippo Cucina, ha presentato un piano di riequilibrio dei conti, avviando una procedura di licenziamento collettivo. Una grande fetta di impiegati, 360 unità, rischia così di andare a casa. Risultano, infatti, «economicamente in esubero», in conseguenza del «mancato riconoscimento di somme per il pagamento del personale addetto a servizi aggiuntivi da Amia Spa». La procedura di licenziamento, depositata venerdì in tribunale, stamattina è stata recapitata all’ufficio provinciale del lavoro, alle organizzazioni sindacali, al questore e al prefetto.
«Da due anni - spiega Cucina - pongo il problema del riequilibrio dei conti attraverso una serie di interventi correttivi, con l’obiettivo anche di salvaguardare i livelli occupazionali, ma inutilmente. Se per qualcuno il problema sono io, me lo dica e me ne andrò immediatamente. L’importante che si salvi Amia Essemme». Il presidente di Essemme, infatti, ha fatto presente più volte al sindaco, Diego Cammarata, la difficoltà di far quadrare il bilancio. Il Comune, però, sostiene che i soldi li dà regolarmente ad Amia, mentre quest’ultima dice che il corrispettivo che versa è quello giusto per le attività svolte dalla sua controllata.

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