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Piccola Juve, ai diavoli basta un gol

Gattuso risolve la partita per il Milan nell'anticipo di Torino. Per i bianconeri, apparsi spenti, è stato il terzo, pesante ko consecutivo

TORINO. Milan profumo di scudetto, Juventus e Del Neri al capolinea. Una grande squadra (quella milanese) anche quando non è in serata straordinaria, come ieri, riesce quasi sempre a batterne una piccola (la Juventus), che si conferma tale anche nelle cifre: nemmeno un tiro sferrato nella porta di Abbiati, del tutto inoperoso e terza sconfitta consecutiva.
Al Diavolo basta un gol di rapina di Gattuso, che è stato svelto a raccogliere una palla centrale schizzata via da Chiellini e battere Buffon, senza che nessun bianconero intervenisse. Fino a quel momento, il progetto Del Neri di mantenere "bassi" i rossoneri era fallito, perché la squadra di Allegri, pur priva di registi e piedi buoni in mezzo, aveva tenuto in mano il pallino e costruito due nitide palle gol, una con Ibra all'inizio, fallita di un soffio e l'altra a metà tempo con Cassano, serpentina vincente in area e tiro alle stelle solo davanti a Buffon. La Juve era partita a spron battuto con un Krasic formato autunnale, ma quando il serbo ha messo in area una palla d'oro a Matri, questi si è attardato e tutto è sfumato. Il centrocampo bianconero non reggeva ritmo, passo e geometrie di quello milanista, con Melo e Marchisio lenti e imprecisi, Martinez formato fantasma e i terzini che non riuscivano mai a salire perché ricacciati indietro da Cassano a sinistra e dagli inserimenti di Abate a destra. Nella ripresa un sonnolento Ibra ha provato a scaldare i guanti di Buffon su punizione e Allegri intanto aveva giocato la carta Robinho al posto di Boateng vittima di una distorsione a una caviglia. Non che il Milan diventasse travolgente, ma di fatto la Juve non è più riuscita a uscire dal guscio, perché non è nemmeno squadra da contropiede e non ha gli uomini per costruirlo. Al 22' la doccia (relativamente fredda, perché il Milan, pur non irresistibile, dava comunque l'impressione di poter segnare su qualche giocata di qualità o su calcio piazzato) di Gattuso, che faceva ripiombare la Juve nell'incubo: la squadra si è smarrita ancora di più, con il pubblico a invocare Luciano Moggi e Marcello Lippi, consegnandosi all'avversario, che ha agevolmente mantenuto il vantaggio anche in virtù di una coppia centrale difensiva perfetta. Aria di scudetto, quindi, per una squadra che sa anche vincere soffrendo e con i gol dei comprimari, ma soprattutto ha saputo gestire con sicurezza una partita dai risvolti psicologici importantissimi. Questa è anche la serata dell'addio al quarto posto (ormai è solo un miraggio) per una Juventus che esce con le ossa rotte anche sul piano del gioco e del nerbo atletico, oltre ad aver mostrato un gap tecnico imbarazzante nei confronti del dirimpettaio. Per il momento, il progetto bianconero è svanito, perché è difficile trovare qualcosa da salvare in chiave futura, se non la ferma intenzione della famiglia Agnelli di ripotenziare la squadra. Ma la situazione di Del Neri si fa davvero delicata, perché il feeling con il pubblico è ormai sbriciolato. I giorni a venire diranno se la situazione sia analoga anche tra il tecnico e la squadra.

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