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L'incidente in viale Regione, i genitori di Ambra: ormai è una strage

«Qualcuno faccia qualcosa, sta diventando una strage. Tutti questi morti non possono solo essere una coincidenza», gridano i parenti della sedicenne morta giovedì sera

PALERMO. La morte di Ambra non è solo il dolore totale, smisurato, tremendo di una famiglia, ma è anche il dramma di un’intera città. Quelle urla disperate, quelle lacrime senza fine sono di una Palermo che non ce la fa più a vedere i suoi figli morire in quella strada maledetta, quel viale Regione Siciliana che è l’arteria principale del cuore del capoluogo. Adesso quel cuore sembra non battere più, insieme a quello delle sue vittime. Ambra è la sesta lapide in quella strada in meno di quaranta giorni: una cifra enorme. «Qualcuno faccia qualcosa, sta diventando una strage. Tutti questi morti non possono solo essere una coincidenza», gridano i parenti. Una vita finita a soli 16 anni, quando il suo cammino era solo all’inizio. Aveva ancora il suo peluche preferito, un orsetto marrone. Lo ha in mano suo cugino: ne avevano due uguali. Adesso dormirà con lei. «Tenerlo io non ha più senso», dice piangendo. Un simbolo di gioventù, di un’esistenza ancora in bilico tra la voglia di essere ancora bambina e quella di crescere. Ambra voleva essere grande, amava divertirsi, uscire con gli amici.
Su Facebook aveva più profili: Piccola Nana, Dolce bacio. Era piccola di statura, distesa su quella bara bianca all’ospedale Civico sembrava una bambola. Nell’ultima sera della sua vita era uscita con gli amici a prendere una crepe in centro, lei che era dello Zen, la sua casa. «Aveva detto che sarebbe tornata presto, e ora non c’è più», grida disperata la madre. È strapiena di persone, la camera mortuaria del Civico, quasi non si respira, dal caldo che fa, stridente con il gelo che c’è fuori in questo giorno di febbraio. Pochi entrano a dare l’ultimo saluto ad Ambra, tra cui il padre, portiere in uno stabile di piazza Sant’Oliva, vicino al Politeama. Gli amici guardano e riguardano le foto nei cellulari, momenti di felicità ormai svaniti. Ambra frequentava l’istituto Salvemini e faceva le cose che fanno tutte le ragazze a 16 anni: i sabati al Politeama con l’autobus, i primi amori, le prime gioie e le prime delusioni. «Era una ragazza spensierata, era una gioia per noi. Aveva solo 16 anni e adesso non c’è più. Era solo uscita a prendere una crepe».

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