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Libia, i dirigenti dell'Eni di Gela tornano a casa

Il metanodotto sottomarino collega il Paese alla Sicilia. Da un giorno i collegamenti con loro interrotti

GELA. Dirigenti dell' Eni e tecnici di altre imprese metalmeccaniche di Gela, che operano nell'indotto dell'Eni, stanno rientrando in Italia. Gela è terminale di ricevimento del "Green Stream", il più grande metanodotto sottomarino che, con i suoi 520 km di tubazione da 32 pollici, attraversa il Mediterraneo collegando la Libia alla Sicilia. La grande infrastruttura fa parte del "Western Libyan Gas Project", di cui sono proprietari l'Eni (75%) e la Noc (25%) l'azienda petrolifera di Stato libica. Finora, i movimenti di rivolta popolare che stanno avvenendo in Libia non hanno causato sconvolgimenti negli assetti produttivi per la fornitura di gas all'Italia. Da Mellitha (stazione di pompaggio del metano, in Libia) continuano a partire 25 milioni di metri cubi di gas al giorno, pari a 8 miliardi all'anno. Oltre al personale locale, vi operano tre italiani, tra tecnici di misura e operatori di sala-controllo. Da ieri sera ogni collegamento con loro dal terminale di Gela è impossibile. Sono interrotte le linee telefoniche e le reti telematiche.

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