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Palermo, morto l'ambulante che si diede fuoco

Noureddine Adnane, 27 anni, il venditore marocchino ricoverato nell'ospedale Civico di Palermo per gravi ustioni sul corpo, è spirato

PALERMO. Quello che i medici temevano è accaduto: Noureddine Adnane, ambulante marocchino di 27 anni, dopo otto giorni di agonia, con ustioni sull'80% del corpo, è morto stamane al Civico di Palermo dove era ricoverato dall'11 febbraio. L'ambulante si era dato fuoco dopo essersi cosparso di benzina, un gesto disperato seguito al sequestro della merce da parte dei vigili urbani; povere cose: capellini, sciarpe con i colori delle squadre di calcio, occhiali da sole.    Noureddine lascia una moglie ventunenne, Boobagra, che vive a Settat, in Marocco, con la figlia di due anni. E nel paese nordafricano vivono anche la madre e sei fratelli, ai quali l'ambulante mandava parte dei suoi scarsi guadagni. Il padre Mailoudi, 52 anni, e il fratello Mustapha, di 23, da qualche tempo in Sicilia, stamattina erano in ospedale quando è stata comunicata loro la notizia del decesso, avvenuta per l'ennesima complicazione respiratoria.


Erano andati di buon mattino al Civico, in attesa del presidente del Senato Renato Schifani, che ieri aveva annunciato la sua visita. Quando Schifani è arrivato, Noureddine era morto da poco più di mezz'ora. La seconda carica dello Stato - che ha annunciato la donazione di cinquemila euro per i parenti dell'ambulante, prelevati dai fondi a sua disposizione - si è fermata per circa un'ora con i parenti e il console del Marocco Youssef Balla, prima di improvvisare una conferenza stampa, durante la quale ha invitato il sindaco di Palermo, Diego Cammarata, a svolgere "una rigorosa indagine interna" per verificare l'attività svolta dalla polizia municipale, invito raccolto dal sindaco.   


L'ambulante era in regola, ma i vigili, che l'avevano già multato tre volte, otto giorni fa gli hanno contestato il mancato rispetto di un regolamento comunale, che vieta nell'arco di una giornata di sostare nello stesso posto per più di un'ora.    Se Zaher Darwish, responsabile immigrazione della Cgil di Palermo, parla di "latitanza del Comune nei confronti degli immigrati", il cugino dell'ambulante, Rashid, lancia pesanti accuse: "Nessuno, vigili compresi, ha fatto nulla per impedire la tragedia. Quando Noureddine si è cosparso di benzina, non hanno mosso un dito". L'inchiesta aperta dalla procura dovrà accertare i fatti, la cui dinamica, dicono gli avvocati della difesa, Giorgio Bisagna e Daniele Pace, "risulta poco chiara. Una serie di elementi ci fanno pensare che l'intervento dei vigili urbani non sia un episodio occasionale e isolato".      

Manifestazione in ricordo - Circa 500 persone  hanno sfilato a Palermo in corteo per manifestare solidarietà alla famiglia di Noureddine Adnane, l'ambulante marocchimo di 27 anni morto  in ospedale, dove era stato ricoverato otto giorni fa a causa delle ustioni che si era procurato dandosi fuoco dopo che i vigili urbani gli avevano sequestrato la merce esposta per strada.   "No al razzismo istituzionale", si legge su uno degli striscioni, mentre i partecipanti si alternano al megafono chiedendo giustizia per Noureddine e stigmatizzando il comportamento della Polizia municipale nei confronti degli extracomunitari

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