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Il giudizio immediato e la “sfortuna” di Berlusconi

Quando un presidente del Consiglio dei ministri telefona a un funzionario di questura lo fa nella sua qualità o nelle sue funzioni? Spiegare a persone comuni la differenza è impresa ardua. I giudici di Milano ritengono che lui non fosse investito della funzione, tipica del ministro dell'Interno e dunque l'abuso non sarebbe ministeriale e delegato per la competenza al tribunale dei ministri. Ma nel momento in cui riceve la telefonata il funzionario pubblico può dire al presidente del Consiglio che ha sbagliato numero e che se ha qualcosa da dire lo faccia per favore con il tramite del ministro competente? O non ritiene piuttosto che il capo del governo sia addirittura un superiore del ministro al quale abitualmente egli risponde per via gerarchica? Questione ardua, squisitamente giuridica, con prova peraltro certa: la telefonata c'è stata.
L'altra parte della vicenda è ancora più complicata. Berlusconi sapeva che Ruby era minorenne? Ha avuto con lei rapporti sessuali? L'ha pagata per questo? Le differenti versioni della ragazza, anche ai magistrati, non aiutano. Nel maggio del 2010, prima che scoppiasse lo scandalo, Ruby aveva messo a verbale con i carabinieri (era andata a denunciare uno scippo) di essere maggiorenne, ma per una fatale circostanza è stata indagata per questo solo dopo che Porta a porta ha mostrato il verbale con il falso. Ieri la proprietaria di un centro estetico di Messina, che aveva ospitato Ruby per dieci giorni e l'ha denunciata per il furto di un bracciale, ha dichiarato che dinanzi a lei e a un altro testimone la ragazza fin dal 2009 aveva detto di essere egiziana e nipote di Mubarak. È vero? Chi ha ragione? È un fatto tuttavia che nel decreto con cui martedì scorso il gip milanese ha disposto il rinvio a giudizio del presidente del Consiglio c'è scritto che Ruby è stata ascoltata dai pubblici ministeri tra il 2 luglio e il 3 agosto del 2010. Se le dichiarazioni della ragazza sono state determinanti per l'incriminazione di Berlusconi, come mai egli non è stato iscritto velocemente nel registro degli indagati, al pari di Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti? La legge prevede che per chiedere il giudizio immediato non debbano trascorrere più di tre mesi dal momento dell'iscrizione dell'indagato. Non a caso per nessuno degli altri tre coimputati è stato possibile adottare la stessa procedura. È dunque possibile che Berlusconi sia stato iscritto soltanto il 21 dicembre per poter chiedere per lui - l'unico che conta davvero - il giudizio immediato in tempo utile e diffondere in tutto il pianeta i testi delle intercettazioni telefoniche che lo riguardano?
Questa procedura viene seguita molto raramente nei nostri tribunali perché richiede la sostanziale flagranza del reato, spesso l'arresto dell'imputato e comunque una pressione su di lui perché patteggi la pena e chiuda al più presto la vicenda. Non a caso nel 2009 - l'ultimo anno di cui il ministero della Giustizia ha le statistiche - su 597.392 decisioni pronunciate dai giudici soltanto 3.987 si riferiscono a giudizi immediati (lo 0,66 per cento del totale). La media degli anni precedenti è più o meno equivalente. Nello stesso 2009 a Milano su 23.703 sentenze pronunciate in dibattimento, 232 concludevano un giudizio immediato (0,97 per cento). Si sono avute 200 condanne e 32 assoluzioni. Le sentenze hanno riguardato 73 rapine, 48 violenze sessuali, 40 violazioni in materia di armi, 27 violazioni delle leggi sugli stupefacenti. Non si segnala nessuna concussione e un solo caso di prostituzione minorile, al quale peraltro non è facile risalire rapidamente. Il paradosso è che nel 2008, appena insediato, il governo Berlusconi mise nel decreto sicurezza norme per favorire la scelta del giudizio immediato per i detenuti. Ma le statistiche si sono mosse in modo impercettibile. Ai magistrati questa strada non piace molto. Berlusconi è dunque particolarmente sfortunato?

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