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Palermo, raccolta rifiuti a regime ma crescono le discariche

L’emergenza a Bellolampo aveva costretto l’Amia a sospendere la bonifica. In alcune zone l’immondizia impedisce alle auto di passare

PALERMO. Due del pomeriggio di ieri, un autocompattatore dell'Amia è fermo sulla corsia laterale di viale Regione Siciliana, all'altezza di via Conceria, a Cruillas. I netturbini stanno svuotando una decina di contenitori. Cinque minuti dopo, cinquecento metri più avanti. Un'auto è ferma in via Felice, traversa di viale Michelangelo, bloccata dai rifiuti di una delle 102 discariche abusive della città.
Sequenza da un cortometraggio con un messaggio chiaro: la raccolta dell'immondizia ha ripreso ritmo, ma nei giorni dell'ultima emergenza si sono estese le aree più sporche del capoluogo. Motivo? «Abbiamo sospeso per due settimane le bonifiche delle discariche - spiega il direttore dell'Amia, Nicolò Gervasi - per recuperare nel più breve tempo possibile l'arretrato di rifiuti in strada dopo il guasto a Bellolampo. L'emergenza è finita e da lunedì scorso le bonifiche sono ripartite allo Zen, a Brancaccio, in via Ruffo di Calabria e in via Calandra». Dopo avere accelerato con la raccolta ordinaria ora bisogna correre per ripulire le aree prese di mira dagli scaricatori abusivi. Quelli non si fermano mai. Il film diventa un lungometraggio. Ciak, si gira. Via Felice, un paio di secoli fa era una trazzera, ora è una strada spezzata in due da viale Michelangelo. Qui ha fatto tappa il camper del Giornale di Sicilia, nei primi giorni di gennaio. Dal lato che penetra a Cruillas, c'è il doppio senso fino a quando non si arriva alla montagna d'immondizia che occupa metà della carreggiata, costringendo gli automobilisti alla retromarcia nel caso in cui si incrocia un'altra vettura. «Non si vede nessun miglioramento da anni e la situazione è peggiorata nelle ultime settimane», protesta Antonio Nona, che abita in zona. Scena numero due, via Santuario Cruillas, dove la redazione mobile del Giornale di Sicilia ha sostato pochi giorni prima che iniziasse l'emergenza rifiuti. Qui fare marcia indietro è un obbligo, per le auto che arrivano da via Paisiello o da via Principe di Paternò, perché le collinette di sacchetti e roba ingombrante sbarrano il transito alle macchine. A piedi, invece, si può attraversare, ma ci vuole un bel coraggio. Bisogna turarsi il naso e anche qualcos'altro. «Preferisco non guardare quando passo per andare a lezioni di chitarra», racconta Andrea Valenti. Anche il cartello che invita a non abbandonare rifiuti è ormai quasi coperto da spazzatura. «La cosa peggiore – dichiara Grazia Vitale - è che ormai ci si sia abituati all’indecenza». Terza immagine, via Enrico Mattei, nella zona industriale di Brancaccio. Cento metri di marciapiede e parte dell'asfalto sono occupati da ogni genere di rifiuti. I sempre presenti elettrodomestici e mobili, oltre ai materassi, e in più una distesa di sacchetti interrotta da cinque serbatoi di eternit. La pellicola sta per finire, il regista è in via Monte Ercta. Da un lato uno scorcio della costa dell'Addaura, dall'altro monte Pellegrino. Il panorama è meraviglioso anche quando piove, come ieri, ma è rovinato da un altro cumulo di immondizia che sta scrivendo la storia delle discariche della città. Un'area pulita ripetutamente, ma ora l'ultima bonifica sembra lontana. A giudicare dalla quantità di spazzatura a ridosso di un muretto. Eppure un po' più in là i cassonetti sono vuoti. L'emergenza per la raccolta è terminata, il film pure, le discariche sono cresciute. Al momento bisogna accontentarsi di un finale dolceamaro.

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