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Solo i contributi salvano le famiglie siciliane

L’Italia è interessata da un cambiamento epocale; quando ci si incontra in ascensore, sempre meno si parla del tempo e sempre più spesso invece degli effetti della crisi. In questo esercizio la maggior parte di noi finisce con l'affidarsi a percezioni sensoriali. Magari si guardano i prezzi dei principali generi di consumo o si osserva il numero di auto in circolazione; si parla dei negozi spesso vuoti o delle pizzerie sempre piene. Insomma ognuno elabora i propri indicatori economici e, con l'ausilio di qualche notizia strappata qua e là a televisioni e giornali, sviluppa la propria personale analisi. Accade molto più spesso di quanto non si creda, complice tra l'altro il differenziale di tempi tra gli avvenimenti reali e le rilevazioni statistiche ufficiali.
Se tutti siamo più o meno consapevoli della crisi in atto da tempo, soltanto oggi invece abbiamo, per così dire, il conforto dei numeri. Con una serie di dati, freschi di stampa, l'Istat permette oggi di quantificare come la crisi abbia impattato sulle famiglie italiane, nelle singole regioni. Ne viene fuori un quadro di (poche) luci e (molte) ombre, che fotografa una situazione di diffuso disagio, e con effetti assai diversi da un territorio all'altro. I dati riguardano il «reddito disponibile» e misurano le entrate delle famiglie, al netto delle imposte. Tra le varie entrate familiari la contabilità nazionale inserisce il reddito delle abitazioni, il reddito di impresa, quello da lavoro dipendente e quello da capitali investiti (risparmi).
La rilevazione dell'Istat copre il periodo 2006-2009 ed era attesa con curiosità. Il 2009 infatti rappresenta il primo anno pieno di crisi; crisi che per consuetudine si considera come avviatasi negli ultimi mesi del 2008. Il primo valore che salta agli occhi riguarda il reddito delle famiglie italiane; era cresciuto mediamente dell'1,6% all'anno negli ultimi quattro anni, mentre è crollato del 2,7% nel 2009. Come dire che le famiglie italiane hanno visto dimezzarsi in un solo anno i miglioramenti reddituali conseguiti negli ultimi quattro anni. Ed il 2010 (per il quale non abbiamo ancora i dati) certo non è andato meglio.
Qui arriva la prima (apparente) sorpresa. La Sicilia non ha avuto la stessa flessione del reddito registrata nel resto del Paese; le famiglie siciliane infatti hanno visto crescere lievemente le loro entrate, anche se soltanto dello 0,3%. Nessun miracolo economico, nessun nuovo eldorado. Semplicemente abbiamo beneficiato... dei nostri atavici ritardi! In sostanza è accaduto che la propensione dei siciliani a privilegiare le forme più tradizionali di risparmio non ha permesso loro gli ingenti guadagni degli scorsi anni, prima della bolla finanziaria, ma di contro li ha messi al riparo dal tracollo del 2009. E così, mentre nella media nazionale gli interessi maturati sui risparmi sono crollati del 43%, la Sicilia ha perso «appena» il 14%.
Ma ciò che ancora una volta ha salvato le famiglie siciliane sono stati i «contributi sociali»; sono gli aiuti che arrivano ogni anno dallo Stato e dall'Europa e che in Sicilia hanno una maggiore incidenza che in altre zone del Paese, dove la parte del leone la fanno i redditi da lavoro dipendente, da capitale e da impresa. In Sicilia i contributi sociali hanno superato nel 2009 i 22 miliardi di euro, il 33% del totale. Ma per quanto tempo ancora?

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