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Parte la caccia alla pirateria informatica

Basterà infatti un segno sbagliato, anche uno solo, caricato sul proprio blog o sul proprio sito internet e considerato in violazione di diritto d’autore per vedersi cancellata la propria presenza sulla rete. L’operazione sarà possibile dal 3 marzo prossimo

ROMA. Parte la caccia alla pirateria online. Basterà infatti un segno sbagliato, anche uno solo, caricato sul proprio blog o sul proprio sito internet e considerato in violazione di diritto d’autore per vedersi cancellata la propria presenza sulla rete. L’operazione sarà possibile dal 3 marzo prossimo.



A staccare la spina ai pirati informatici sarà l’Agcom, l’autorità garante per le comunicazioni.
Il Garante ha dettato i comportamenti ammessi sul web e quelli da censurare. Di più. Ha definito anche il recinto delle proprie competenze nel colpire le violazioni del diritto d’autore nei settori tv, internet, e telecomunicazioni.  In base a queste competenze basterà un semplice sospetto di violazione per cancellare siti e contenuti sul web senza passare da un giudice. Di colpo, centinaia di pagine telematiche, fonti informative, testate on line, semplici blog potrebbero diventare proibiti, senza che il parlamento sia mai stato investito della questione. Se questa interpretazione dovesse essere accettata ci troveremmo dinanzi a una vera e propria rivoluzione della rete.



Che potrebbe colpire sia la pirateria informatica (cioé la violazione del diritto d’autore a scopo di lucro) sia tutte le pagine web in cui vengono pubblicati file sospetti.
Ma come verrà applicata questa repressione? La delibera dell’Autorità parla chiaro. Si afferma: «È sufficiente la verifica della presenza non autorizzata su un sito di contenuti protetti dal diritto d’autore a legittimare l’applicazione delle iniziative di garanzia da parte dell’Autorità nell’ambito della finalità di prevenzione attribuita alla sua attività».
In pratica l’Agcom istituirà un sistema di cancellazione di siti internet sospettati di violare le leggi che coprono il Copyright. Il procedimento, seguito da una commissione apposita, avverrà in cinque punti, il penultimo dei quali prevede proprio la possibile cancellazione dei contenuti da parte della stessa autorità o l’induzione del determinato sito.

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