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Detenuti-restauratori in Sicilia L'idea della Regione

Si prova ad avviare una collaborazione con il Louvre che ha coinvolto gli ospiti di un penitenziario francese per rivalorizzare opere d'arte. L'assessore Missineo: "Così rispondiamo a El Pais"

PALERMO. Reinserire i detenuti nel mondo del lavoro utilizzando le opere d'arte siciliane custodite nei magazzini e non mostrate al pubblico. L'idea è dell'assessore regionale ai Beni culturali e all'Identità siciliana, Sebastiano Missineo, che ha intenzione di avviare una collaborazione con il Louvre per sfruttare l'iniziativa sperimentata dal museo parigino con i responsabili del carcere di Poissy.    
"In questi giorni - dice Missineo - dalla Francia arriva una notizia che sta incuriosendo tutto il mondo. A Poissy, in un carcere vicino a Parigi, hanno esposto nel cortile delle riproduzioni dei quadri di Mantegna e Gericault e altri dipinti del Louvre. Una partnership tra il celebre museo e questa prigione dove sono rinchiuse 230 persone che hanno lunghe pene da scontare (l'80% addirittura ha condanne che vanno oltre i venti anni)".   
"Questa interessante iniziativa - aggiunge - mi ha convinto e mi ha spinto a cercare di fare di più in un paese dove solo in pochi si ricordano che esiste un problema di carceri e reinserimento nella società di chi ha espiato la sua condanna. Per questo ho deciso di inviare un lettera ai responsabili del carcere di Poissy per avviare una proficua collaborazione, allo scopo di realizzare anche in Sicilia un analogo progetto".    
La proposta dell'assessore Missineo giunge dopo le critiche rivolte alla Regione, agli inizi di gennaio, da "El Pais", con un articolo dal titolo "Ieri assassini, oggi guardie al museo". Nel testo si condannava l'integrazione di un gruppo di custodi del museo di Palazzo Abatellis con sei ex detenuti con un passato nella criminalità. "Allora come oggi - conclude Missineo - difesi quella scelta, bollando quelle critiche come uno strumentale caso di snobismo culturale".

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