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Berlusconi: "Nessun timore del giudizio dei magistrati"

Il premier parla in un nuovo videomessaggio: "Mi presenterò ma non a Milano". Poi l'attacco: "L'offensiva delle toghe rosse politicizzate sarà fermata"

ROMA. “Non ho nessun timore a farmi giudicare dai magistrati. In 17 anni non c’è stato uno straccio di prova, mi presenterò ma non a Milano”. Parla così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in un messaggio ai Promotori della Libertà.
Con l'ultima inchiesta giudiziaria "il livello di guardia è stato ampiamente superato – ha continuato – e ritengo che sia "giunto il momento di ristabilire una reale separazione fra i poteri dello Stato".
"L'unica cosa che unisce" gli ex comunisti e gli ex fascisti "è far fuori Berlusconi e danneggiare l'Italia col soccorso rosso delle toghe politicizzate, pronte a intervenire ogni qual volta la situazione lo richieda. Ebbene, ancora una volta questa offensiva è stata e sarà respinta".
"Non è un Paese libero quello in cui quando si alza il telefono non si è sicuri della inviolabilità delle proprie conversazioni. Non è un Paese libero quello in cui un cittadino può trovare sui giornali delle proprie conversazioni che fanno parte del proprio privato e che non hanno nessun contenuto penalmente rilevante. Non è un Paese libero quello in cui una casta di privilegiati può commettere ogni abuso a danno di altri cittadini senza mai doverne rendere conto".
"La verità è che contro di noi si é coalizzata tutta la vecchia politica che da sempre si frappone al rinnovamento, anzi quella politica che porta la responsabilità della crisi dello Stato, dell'economia e della società italiana, quelli che nella Prima Repubblica erano fra loro nemici, si sono messi tutti insieme contro di noi, contro il Governo espressione della maggioranza degli italiani nella vana speranza di mandarci a casa".
"Dai giornali – ha continuato Silvio Berlusconi – sembra che io sia premier quasi per caso come beneficiario di un sorteggio e non perché abbiamo vinto le elezioni. Noi continuiamo a governare con l'impegno di sempre, forti del sostegno degli italiani".
"Di fronte alla politica di palazzo noi abbiamo risposto con un piano di cose concrete in cinque punti: Federalismo, Fisco, Sud, Giustizia, Sicurezza. Tutti questi provvedimenti sono stati approvati in successivi consigli dei ministri, ad eccezione della riforma della Giustizia bloccata dai finiani. Ma da oggi in poi questa riforma, già concordata con gli elettori, sarà in testa all'agenda del governo, insieme al federalismo".
"Le opposizioni sono deboli, frammentate, senza leader né programmi. L'unica proposta è mettere tasse come la patrimoniale che noi non faremo mai".
"Non siamo noi ad aver tradito chi ci ha eletto – ha aggiunto –. Noi portiamo avanti coerentemente il programma di governo concordato con gli Italiani. Non siamo noi ad aver stracciato il contratto col popolo, che ci aveva conferito un mandato talmente ampio da poter configurare questa come una legislatura costituente. Non siamo noi ad aver sabotato il cammino delle riforme facendo ripiombare il Paese nei teatrini della vecchia politica, delle verifiche e dei voti di fiducia a ripetizione".

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