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L'Orto Botanico di Palermo tra storia e architettura

Maurizio Rotolo e Francesco Raimondo raccontano in un libro il recupero di uno dei simboli culturali più interessanti della città

PALERMO. "L'Orto Botanico di Palermo: la cultura della biodiversità", è la recentissima edizione curata di Maurizio Rotolo e Francesco M. Raimondo, che racconta in una pregevole pubblicazione, il recupero di uno dei simboli culturali più interessanti della nostra Città.
Simbolo di scienza e insieme fabbrica dall’interessante architettura, il cui sguardo è rivolto alla classicità, come l’interpretazione dello stile dorico ci dice, è oggi sede di sperimentazione e conservazione di un notevole patrimonio botanico, nonché di esposizioni permanenti legate alla storia dello stesso Orto, di collezioni legate alla storia etno-antropologica della Città, e sede di mostre temporanee, corredato da spazi multifunzionali  e flessibili.
Il lavoro editoriale, realizzato con il sostegno della Provincia Regionale e della Università degli Studi di Palermo, ripercorre le vicende storico-architettoniche della fabbrica, progettata nel XIII secolo da Léon Dufourny e quelle di impianto e ampliamento dell’Hortus.
Il volume illustra con ampia e puntuale attenzione le evoluzioni del cantiere legate alle vicissitudini della Deputazione del Regno, e traccia anche i traguardi raggiunti dalla scienza botanica nell’Isola dai precursori seicenteschi Paolo Boccone e Francesco Cupane.
Saggi storici di buona argomentazione e splendide fotografie, di grande pregio, recuperano così l’attenzione per la conoscenza dei contesti culturali della nostra storia rispolverando la memoria di un passato in cui Palermo era una “Capitale”.
Interessante il saggio dell’architetto Maurizio Rotolo sul recupero del ‘colore perduto’ in cui è tracciato un eccellente punto di vista storico-architettonico - che non tace sulla poca cura con cui invece tale importante aspetto del restauro architettonico è oggi affrontato - sul senso della necessità e opportunità del corretto ripristino della cromia originaria. Nel caso dell’Orto Botanico è ispirata alla grande esperienza magno-greca, ben presente al Dufourny che non esitò a imporre all’edificio, non senza coraggio, la policromia come omaggio alla grandezza del classicismo, a testimonianza di un sapere che affondava le radici nello studio vero della storia dell’architettura.

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